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Perché Steve Jobs avrebbe apprezzato Grillo

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi comparso sul quotidiano MF-Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi

“Stay hungry, stay foolish”. Continuate ad avere passione, continuate a rischiare: così Steve Jobs si rivolse agli studenti di Stanford per incitarli a spendere bene le loro qualità al servizio della collettività, innovando e impegnandosi in scelte non banali o scontate. La scorsa settimana, l’ambasciatore americano in Italia, David Thorne, uno che nelle ultime due campagne per le presidenziali Usa è stato molto vicino alle strategie digitali di Barack Obama, si è rivolto agli studenti del liceo romano Visconti con lo stesso spirito con il quale, molto probabilmente, avrebbe fatto lo stesso Jobs se fosse stato ancora in vita.

Ha esortato i giovani italiani: “Prendete il mano il vostro Paese per le riforme e il cambiamento”. Li ha invitati a non essere passivi di fronte alla crisi e all’involuzione italiana e a prendere esempio dal M5S, una startup di indubbio successo nel contesto politico non soltanto italiano. Thorne voleva trasmettere ai liceali romani, al pari di quanto fece a suo tempo Jobs con gli universitari californiani, il senso del nostro tempo, nel quale è più importante, per usare una vecchia frase di J.F. Kennedy, pensare a cosa ognuno può fare per lo Stato piuttosto che attendersi un aiuto dallo Stato. Rischiare, immaginare nuove frontiere, nuovi percorsi professionali, nuove imprese, senza rassegnarsi al declino che è soltanto il risultato della rinuncia ad agire degli uomini.

Sono i giovani il motore dell’innovazione più importante e più utile allo sviluppo e al bene comune. Per loro la società deve creare la giusta cultura, i modelli di riferimento più utili e favorire gli stimoli più adeguati affinché i più bravi e i più dotati fondino le nuove Google e le nuove Apple, e non che facciano un concorso notarile o in Banca d’Italia. Con il 39% della forza giovanile non occupata, l’economia italiana è già entrata in una terra incognita, sempre più lontana dalla Svezia che vive di start-up o dalla Germania della piena occupazione dei giovani professionalizzati. In questo contesto stimolare i giovani a farsi artefici del proprio destino è ancora più importante di quanto sia negli Usa o in Canada, perché se l’occupazione è rara e le occasioni di impiego ridotte, è altresì vero che le opportunità offerte dal mercato globale non sono mai state così ricche come oggi. Quindi un destino da precari è un fatto evitabile, una prospettiva dribblabile. Bisogna, fare come Grillo, non rassegnarsi a un sistema in declino ma inventarne uno nuovo.

La provocazione dell’ambasciatore Usa avrebbe dovuto stimolare un dibattito sul perché in Italia ci sono troppe poche startup o sul perché Roma sia, ancora nel 2013, l’unica capitale di un’economia avanzata che non vanta neppure un fondo di venture capital privato attivo nel finanziare imprese innovative. Invece i partiti, e il Pd in primis l’hanno buttata in politica accusando Thorne di fantomatiche ingerenze nella vita nazionale italiana. L’ennesima riprova di quanto la dirigenza attuale del Pd meriti una totale rottamazione per poter liberare al meglio le tante energie che il Bel Paese può ancora esprimere.


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