Incominciamo male. Laura Boldrini, neo presidente della Camera, purtroppo ha subito preso il vizio della casta: si fa sempre seguire da una troupe televisiva che documenti lo sprezzo del pericolo di questa vip solita girare a piedi con una scorta leggera (che cosa voglia dire non si sa).
In più continua a fare dichiarazioni e qui commette un errore: le prime banalità che ha detto sono state ascritte all’entusiasmo e all’emozione del momento, ma ora si ripetono tenacemente, tanto da scoprirle il gioco: ormai è evidente che la matrice culturale di affermazioni tipo “sarò il presidente di tutti” oppure “la Camera deve tornare a essere il lugo della buona politica” e altre insulsaggini va cercata nei testi dei bigliettini dei Baci Perugina.
Ieri assieme al suo collega neopresidente del Senato, Pietro Grasso, hanno annunciato che intendono rinunciare a un terzo del loro emolumento. Fermi un momento! Ma sono io che ricordo male, o finora si parlava della necessità di un taglio più consistente delle prebende dei parlamentari?
Io ho in mente un meno 50 per cento invocato da più parti, con i Grillini che chiedono di andare giù con la mano ancora più pesante.
Evidentemente Boldrini e Grasso, giocando d’anticipo, vogliono mettere tuti di fronte a un fatto compiuto e difficilmente modificabile.
E’ proprio vero: i politici della prima, seconda e terza Repubblica conoscono astuzie che noi mortali non possiamo neppure immaginare.