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Ecco come si gioca la partita (economica) tra Italia e Brasile

Sono più di trent’anni che l’Italia non vince una partita di calcio contro il Brasile. Ma la sfida più grande si gioca su un altro campo, quello economico e commerciale, e lì la classifica è diversa. Secondo il sito dell’ambasciata del Brasile in Italia, anche nel 2012 il Paese si è confermato l’ottavo fornitore su scala mondiale del Brasile e il secondo tra i Paesi europei dopo la Germania. Nonostante la crisi e la diminuzione delle importazioni brasiliane, i prodotti italiani nel mercato carioca sono rimasti invariati. Gli indici italici sono al secondo posto, dopo quelli della Cina.

Durante il 2012, la presenza economica italiana in Brasile è cresciuta grazie ad un aumento dei flussi di investimento del 145% rispetto al 2011. Le imprese italiane sono 743, mentre nel 2011 erano 585. Lo scambio commerciale ha un fatturato di 10,7 miliardi di dollari. Influisce sicuramente l’attenzione a causa dell’organizzazione di due eventi di gran rilevanza internazionale: la Coppa del Mondo di Calcio nel 2014 e i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro nel 2016.

Le esportazioni italiane in Brasile provengono quasi tutte dal settore dei mezzi di automazione, delle macchine utensili, degli oli per la produzione petrolifera e dei prodotti farmaceutici. Negli ultimi anni si è registrato anche un aumento del consumo di beni di lusso, abbigliamento e altri beni di moda.

L’importazione dei prodotti brasiliani in Italia, invece, si basa sulle materie prime: minerali di ferro, olio grezzo ricavato dal petrolio, acciaio, caffè, soia, pellami, zucchero di canna e carne. Le aziende italiane che regnano in territorio brasiliano? Fiat, Pirelli, Ferrero e Telecom Italia Mobile. Ma sono presenti anche Finmeccanica, Eni, Enel, Alitalia Intesa San Paolo, Barilla, Campari e Lavazza.



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