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L’inquinamento? Il re dell’export cinese

La sabbia è una cosa solo con il boom cinese. A causa della deforestazione e della diffusione dei pascoli, i venti portano in Giappone una quantità sempre maggiore di granelli di sabbia del deserto del Gobi, insieme all’inquinamento industriale del Dragone. Nelle ultime settimane, sono aumentate notevolmente le ricerche dei giapponesi su Google di “PM2,5”, il nome scientifico delle polveri fini che possono causare malattie e morti premature. Così come le  vendite di purificatori d’aria, man mano che la crisi ambientale cinese diventa anche quella del Giappone. E l’inquinamento diventa sempre più un problema geopolitico.

La vendita record di purificatori

Secondo l’Associazione dei produttori giapponesi di apparecchiature elettriche, le vendite dei purificatori d’aria sono aumentate del 49,5% rispetto allo scorso anno nel mese di febbraio, pari a 452.000 unità. Se a spingere all’acquisto è la densità dei pollini presenti nell’aria in questo periodo dell’anno, non è questa però, secondo i commercianti, la principale causa dell’impennata delle vendite registrata quest’anno. La popolazione vuole infatti eliminare il PM2,5, le particelle arrivate dalla Cina, che all’inizio dell’anno ha registrato un forte inquinamento atmosferico.

Le particelle PM2,5

Le particelle di PM2,5 sono le più temute per la salute umana, perché penetrano più profondamente nelle vie respiratorie. In diverse città della zona occidentale del Giappone, la loro concentrazione ha superato i limiti consentiti per legge, allarmando gli abitanti.

La crisi geoopolitica

Ma anche la geopolitica dell’inquinamento può diventare velocemente tossica. Se le dispute territoriali asiatiche sono state, e lo sono ancora, una barriera alla pace e alla cooperazione, i cieli neri sui summit non aiutano a vederci chiaro, e alimentano i sentimenti nazionalisti anticinesi in Giappone, Corea del Sud e Taiwan. Le imprese di Hong Kong, sottolinea Bloomberg, lamentano il fatto di non riuscire ad assumere personale giovane, e mentre la Cina snobba i report indipendenti sui rischi per la salute, il clima nel Paese va cambiando anche nei confronti del Partito comunista. Il problema infatti è essenzialmente politico. Con riserve monetarie per 3,3 mila miliardi di dollari, la Cina disporrebbe delle risorse per trovare una soluzione, in fretta.


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