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Le sintonie tra la Corea del Nord e il Venezuela

Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, è sempre più isolato. La comunità internazionale condanna la (non) gestione della profonda crisi economica e umanitaria che attraversa il Paese. Dall’Unione europea agli Stati Uniti criticano la virata autoritaria del governo socialista di Maduro. Che scommette su una rivendicazione della sua immagine democratica con le elezioni presidenziali del 20 maggio.

Ma all’erede di Hugo Chávez restano pochi alleati, di poco peso geopolitico: a livello regionale la Bolivia di Evo Morales, il Nicaragua di Daniel Ortega e la Cuba di Raúl Castro. E per questo, forse, Maduro sta stringendo rapporti con la Cina di Xi Jinping e la Russia di Vladimir Putin. Con uno scambio di risorse economiche per il petrolio.

Un altro potenziale socio di Maduro è la Corea del Nord. Diversissimi in termini culturali e storici, le due nazioni si stanno riavvicinando molto. Con un comunicato ufficiale, Kim Jong-un ha espresso il suo sostegno all’iniziativa di resistenza di Maduro in difesa della sovranità del Paese. Il Comitato Centrale del Partito di Lavoratori della Corea si è congratulato con il governo venezuelano per il 10° anniversario della fondazione del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv) e ha augurato a Maduro una vittoria elettorale nel prossimo appuntamento alle urne.

La decisione di Maduro di espellere tre diplomatici statunitensi dal territorio venezuelano nel 2017 ha generato l’ammirazione del governo nordcoreano, che rispose immediatamente con la creazione di un inedito Gruppo di Amicizia del Venezuela con la Repubblica Popolare Democratica della Corea del Nord.

Ora la cornice dell’amicizia è sicuramente economica. In un evento realizzato dalla Banca Centrale del Venezuela, l’ambasciatore nordcoreano a Caracas, Sung Gil, ha spiegato i vantaggi di prendere il modello di industrializzazione come un’alternativa alle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione europea.

Ma dietro alla retorica anti-imperialista sbandierata da Maduro, e soprattutto dal vicepresidente del Psuv e uomo di potere del governo venezuelano, Diosdado Cabello, c’è sicuramente altro. In vita, Chávez aveva dichiarato di volere fare parte dell’axis of evil (asse del male formato da Iraq, Iran e Corea del Nord), invocato dal presidente George W. Bush nel discorso sullo Stato dell’Unione del 2002. I rapporti degli Stati Uniti con l’Iraq e l’Iran sono meno netti di prima (alla luce dell’accordo sul nucleare iraniano) e c’è in agenda un incontro tra Kim Jong-un e Donald Trump. Appuntamento che aveva chiesto anche Maduro nel 2017, dichiarando “se è interessato al Venezuela, sono qui, mister Donald Trump, la mia mano è qui”, ma l’appello è caduto nel vuoto. Forse, solo per ora.



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