La Cia sta espandendo il proprio sostegno alle forze anti-Assad, fornendo informazioni di intelligence a settori dell’opposizione armata siriana. Lo rivela il Wall Street Journal, citando funzionari ed ex funzionari dell’agenzia. Lo scopo è contrastare l’ascesa delle fazioni più estremiste della composita galassia che combatte per abbattere il governo di Damasco e favorire le componenti più laiche.
Il maggior ruolo della Cia si unisce alle attività di altri servizi di intelligence occidentali che forniscono addestramento nell’uso di armi, combattimenti urbani e controspionaggio all’opposizione siriana. Le rivelazioni arrivano a stretto giro da un articolo di qualche giorno fa del giornale di Murdoch sul rinnovato sostegno della Cia alle truppe d’élite irachene nel contrasto al rischio che la guerra civile siriana si espanda oltre i confini.
L’obiettivo è frenare l’espansione dell’influenza del Jabhat al Nusra, una delle principali milizie d’opposizione al presidente Bashar al Assad, basato nel nord della Siria e iscritto lo scorso dicembre dal dipartimento di Stato Usa nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Il sostegno dell’agenzia rappresenta secondo il WSJ una fase nuova nel coinvolgimento Usa nel conflitto, ferma restando la decisione di non prendere parte alle operazioni militari o armare i ribelli, quest’ultima proposta respinta da Obama già un anno fa, sebbene un’inchiesta del New York Times dello scorso febbraio svelò rifornimenti sauditi di cannoni senza rinculo, mortai, razzi controcarro, mitragliatrici dagli arsenali croati delle guerre balcaniche all’opposizione anti-Assad passando per la Giordania, circostanza quest’ultima che parrebbe confermare l’ipotesi che ci sia un benestare statunitense.
Il flusso dai Paesi del Golfo preoccupa tuttavia per il rischio di armare gruppi islamisti. L’attuale sostegno d’intelligence è limitato, spiega il Wall Street Journal. Manca infatti piena fiducia nel mettere al corrente i ribelli delle informazioni più sensibili, come quelle in possesso dei servizi statunitensi ed europei sul dislocamento delle armi chimiche del governo siriano.
Oltre che dai ribelli anche da settori della politica statunitense però arrivano esortazioni a un impegno concreto di Washington. Con una lettera al presidente Obama il presidente del Comitato del Senato per i servizi armati, il democratico Carl Levin, e il repubblicano John McCain hanno chiesto “passi più concreti per fermare gli omicidi in Siria e costringere Assad a lasciare il potere”. Più precisamente non escludono attacchi aerei contro le forze siriane e le batterie di missili Scud.
Il cambio di passo riflette secondo il Journal anche le preoccupazioni israeliane sul rischio di una perdita d’influenza Usa nella Siria post-Assad