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Perché la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sul caso Facebook-Cambridge Analytica

Di Federica De Vincentis

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sul caso Facebook-Cambridge Analytica. Lo ha fatto, senza indagati o ipotesi di reato, a seguito di un esposto presentato dal Codacons circa il possibile interessamento degli oltre 30 milioni di utenti italiani che hanno profili sul popolare social network.
L’indagine è affidata al procuratore aggiunto, Angelo Antonio Raganelli, che ha la delega sui reati informatici e relativi alla privacy.

L’ESPOSTO DEL CODACONS

Il Codacons ha reso noto che “il contenuto dell`esposto è stato inviato ieri a 104 Procure di tutta Italia e al Garante della Privacy, grazie al quale sarà possibile ora verificare eventuali illeciti sul fronte della privacy degli utenti commessi sul territorio italiano”. La violazione della privacy”, ha aggiunto l’associazione, è un reato che può avere dei risvolti amministrativi e penali pesanti per chi crea un danno ad un`altra persona utilizzando i suoi dati personali, i cosiddetti ‘dati sensibili’… Si incorre in violazione della privacy quando si fa un trattamento illecito dei dati personali. Il mondo del web è, forse, il più esposto al delitto di violazione della privacy, in quanto, nella maggior parte dei casi, chi si collega a Internet non sa fino a che punto sta navigando in modo riservato oppure qualche malintenzionato gli sta rubando i dati personali”.

LA RICHIESTA

L’associazione per la tutela dei diritti dei consumatori ha dunque chiesto alle “Procura adite, ciascuna per proprio ambito di competenza territoriale, di utilizzare ogni strumento investigativo consentito dalla legge e dal rito allo scopo di predisporre tutti i controlli necessari per accertare se anche sul territorio italiano possano essere stati commessi eventuali reati da Facebook o da società terze legate al social network, in quanto in caso di accertata responsabilità e qualora emergesse che anche profili e dati personali dei cittadini italiani iscritti a Facebook fossero stati usati in spregio delle norme e per profilazioni politiche e campagne elettorali, si determinerebbe una palese violazione del Codice della privacy d.lgs 196/03, quali le fattispecie previste dall`art. 167. del codice della privacy (Trattamento illecito di dati) e dall’art. 169. (Misure di sicurezza) accertando se nei fatti esposti possano dunque ravvisarsi responsabilità, a carico di tutti coloro che verranno identificati come responsabili, ovvero ogni altra fattispecie criminosa che venisse individuata dalla S.V. nell`ambito dei fatti riportati in premessa ed in caso positivo esercitare l`azione penale”.

IL MODULO

Dopo l’apertura dell’inchiesta ora il Codacons spiega che sul sito dell’associazione, ha detto il suo presidente Carlo Rienzi, c’è già “il modulo di costituzione di parte offesa nell’indagine aperta dalla Procura, allo scopo di avviare una azione di massa e tutelare la posizione di oltre 30 milioni di italiani iscritti al social network. Con tale modulo”, sottolinea, “i cittadini potranno segnalare alla magistratura la propria posizione di soggetti offesi da eventuali reati che saranno accertati nel corso dell’indagine, e avviare così l’iter legale per la richiesta di risarcimento in caso di utilizzo illecito dei dati sensibili commesso da Facebook o da soggetti terzi legati al social network”.


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