C’è anche un impegno cinese per l’acquisto dalla Russia di 24 caccia e quattro sottomarini negli accordi raggiunti la scorsa settimana dai governi di Mosca e Pechino. Lo riporta la stampa cinese che sottolinea come l’intesa sia stata raggiunta prima della visita del presidente cinese Xi Jinping nella capitale russa venerdì scorso. Nessun dettaglio è stato dato sull’entità dell’accordo.
L’intesa prevede l’acquisto di 24 caccia Su-35 e quattro sottomarini classe Landa, due costruiti in Russia e due nella Repubblica popolare. Le relazioni più strette tra i due Paesi nel settore della difesa prevedono inoltre lo sviluppo di tecnologia militare compreso il sistema antiaereo a lungo raggio S-400, motori a propulsione 117S, aerei da trasporto IL-476 e aerocisterne Il-78.
Gli accordi arrivano quando sono trascorse poche settimane dall’annunciato aumento del bilancio per la Difesa di Pechino, che quest’anno farà segnare un più 10,7 per cento, toccando i 116 miliardi di dollari. Un tasso di crescita comunque più basso rispetto a quello fatto registrare nei due anni precedenti.
Nel corso della visita moscovita, Xi, al primo viaggio ufficiale dall’insediamento alla presidenza della Repubblica popolare, ha avuto colloqui sia con il suo omologo russo, Vladimir Putin, sia con il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, diventando il primo capo di Stato straniero a poter visitare il centro di controllo operativo delle Forze armate russe, cuore della difesa dell’Orso.
“La mia visita conferma il rafforzamento delle relazioni sia strategiche sia politiche sia militari tra i due Paesi e la cooperazione tra le Forze armate di Russia e Cina”, ha detto il leader cinese nell’incontro con Shoigu che domenica ha avuto colloqui con la controparte cinese, Chang Wanquan.
Come ricorda l’agenzia Ria Novosti, che qualche settimana fa sottolineava la necessità per l’industria delle armi russa di cercare nuovi mercati, Mosca e Pechino, entrambe membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, sono andate sempre più di sovente fianco a fianco. Dal 2005, scrive con retorica l’agenzia, si sono spesso presentate come un “fronte comune contro l’Occidente e i suoi alleati, in particolare il Giappone”.
Sia la Russia con le isole Curilli sia Pechino per la sovranità sulle isole Senakaku-Diaoyu hanno dispute territoriali con il governo nipponico. In particolare le tensioni tra cinesi e giapponesi hanno conosciuto un crescendo negli ultimi mesi con la decisione di Tokyo di nazionalizzare di fatto gli isolotti, acquistandoli dai proprietari privati lo scorso settembre. Da allora è stato un susseguirsi di provocazioni con i due Paesi che si accusano a vicenda di violazioni della sovranità.
Almeno dagli anni Novanta del secolo scorso, ricorda la Ria Novosti, il governo cinese è uno dei principali acquirenti russi con il picco toccato nel 2005, quando le vendite toccarono i 4 miliardi i dollari. Da allora la vendita di armi è stata altalenante. Il valore delle commesse è sceso a 800 milioni nel 2009, spiega l’agenzia citando i dati della Rosoboronexport, monopolista statale dell’export di armamenti, per poi crescere sino ai 2,1 miliardi dell’anno passato.
Le armi russe va detto diventano anche modelli per lo sviluppo dell’industria della difesa cinese, spesso copiando. Nelle scorse settimane Danger Room, sezione di Wired.com dedicata alla sicurezza e alle questioni militari, dava conto dei test dell’aeronautica cinese sui nuovi J-15 e di almeno tre incidenti risalenti al 2011. Ma in particolare nota l’articolo i caccia sono copie senza licenza di Su-27 russi.