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Phisikk du role. Cdp, Sogei e le altre. Ecco la giostra delle nomine

commissioni, forze politiche, nomine, governo, potere

Un antico brocardo latino, in cui gli studenti di giurisprudenza si imbattono studiando diritto civile, recita: habilis ad nuptias habilis ad nuptiarum consequentias. Vuol dire, riferito al minore o all’inabilitato, che se questi è in grado di contrarre matrimonio, sarà in grado anche di affrontarne le conseguenze. Traducendo il nobile brocardo in cose della politica diremo che ai vincitori, che sono stati bravi a raggiungere quel traguardo, toccherebbero gli onori e gli oneri del risultato elettorale mentre, per restare nel latino, vae victis, come disse Brenno, il capo dei Galli Senoni ai Romani, gettando la spada sul piatto della bilancia per farlo pesare ben oltre il dovuto nel conto dell’oro degli sconfitti. Senza che i poveri Romani potessero manco lamentarsi del trucco.

Tra gli oneri, dunque, ci sarebbero le nomine nelle Authority in prossima scadenza (Energia), della banca di Stato più importante di tutte, La Cassa Depositi e Prestiti, un bouchet di enti e società di peso che dipendono, in via diretta o indiretta, dal governo, come la Sogei, Leonardo, la Rai eccetera eccetera. Se ci fosse una sola ragione per andare al governo insieme, mentre tutte le altre dovessero cospirare per scoraggiarne vivamente l’eventualità, le nomine basterebbero e avanzerebbero per spingere Salvini e Di Maio a quell’abbraccio con bacio brezneviano che fece la sua comparsa fugace sul murale romano, subitamente occultato dalla provvidenziale immondizia capitolina.

Non provo neanche a misurarmi con la lotteria dei nomi e dei cognomi dei candidati a quelle cariche potabili nelle acque pentastellate e leghiste. Osservo che – salvo alcune circoscritte eccezioni – da un bel po’ di tempo nei pantheon del potere di nomina politica abitano commis, civil servant, boiardi e boiardini pescati nelle terre di mezzo della non appartenenza partitica per assolvere formalmente al precetto dell’indipendenza, dell’autonomia dai partiti eccetera. Cosa sacrosanta se fosse vera. Cosa che si rivela, però, provvidenziale in un contesto di rapidissimo avvicendamento del potere governativo (altro che Prima Repubblica), in cui i cicli brevi della politica non sempre coincidono con quelli dei mandati che riguardano i condomini del pantheon. In questo quadro non fa meraviglia assistere a discreti slittamenti di posizionamento da parte dei “servitori dello Stato”, mai controvento. Così, com’è sempre avvenuto nella storia del nostro paese, chi arriva al potere sprovvisto di una propria classe dirigente, può attingere da quella che già c’è. Neutra, competente e improvvisamente simpatetica.

Andrà così anche adesso? È possibile, almeno in una certa misura. In quella, per capirci, che si presume non far parte della provvista dei nuovi arrivati. Ma prima ancora di arrivare al momento topico delle nomine bisognerà fare il governo. E ci punge vaghezza che potrebbero predisporsi non pochi decreti di proroga nell’attesa. Nel frattempo il piccolo popolo del grande pantheon si organizza.


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