Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com. Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.
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“Il vero fallimento è non provarci mai o smettere di provarci per la paura di fallire” è tra le frasi preferite di Maurizio Quarta e ben esprime la sua innata tendenza a propugnare e incoraggiare l’innovazione di pensiero e la capacità nel fare e realizzare.
Dopo aver lavorato in grandi gruppi internazionali, ha avviato la sua attività nel temporary management (di seguito TM), intuendone le grandi potenzialità per il mercato italiano, soprattutto per le PMI. Si è quindi impegnato nella creazione di una cultura del TM, tra i manager e tra le aziende, necessaria premessa per arrivare ai livelli dei paesi più evoluti.
Guida il Chapter Italiano di IIM – Institute of Interim Management (associazione inglese dei temporary manager) con cui realizza workshop, convegni e interventi in percorsi formativi strutturati.
Ha scritto diversi volumi (per Franco Angeli ed EGEA) e scrive con regolarità su testate di economia e management: sua la definizione di TM su Wikipedia e il riferimento sulla Treccani.
Ha creato www.temporary-management.com , primo e più noto sito istituzionale italiano.
L’internazionalità è un elemento chiave anche nel business: con la sua società, Temporary Management & Capital Advisors, tra le più note del settore, è fondatore e attuale Chairman del gruppo SENIOR MANAGEMENT WORLDWIDE, realtà che opera con diciotto partner in oltre quaranta paesi nel mondo.
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. L’innovatore è colui/colei che per prima cosa intravede un futuro diverso e sa mettere in pista con determinazione azioni mirate ad introdurre nel suo contesto di riferimento (che può essere micro, azienda e settore merceologico, oppure macro, sistema economico e sociale nel suo complesso) un cambiamento di tipo strutturale.
L’innovatore è quindi un lottatore, che crede nel suo progetto di futuro e che ha la capacità di mobilitare risorse attorno a questo progetto, coinvolgendo tutti i pubblici di riferimento.
Molti confondono innovazione con invenzione: l’inventore senza l’innovatore non andrà mai lontano. Per intenderci, innovatore è il fondo che intuisce il potenziale di un’idea così come lo è il manager che coltiva l’innovazione.
L’innovatore è colui che crede che ci siano persone capaci di fare cose che gli altri ritengono incredibili
Perché uno innova? Parafrasando Goethe, si potrebbe dire che l’innovatore ha la capacità innata di vedere con l’occhio ciò che la sua mente ancora non conosce.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Direi lo sviluppo pervasivo dell’insieme di tecnologie note con il nome di IoT (Internet of Things), che più che innovazione definirei vera e propria rivoluzione, per il pressoché infinito potenziale applicativo capace di interessare i più svariati campi (trasporto pubblico e privato, medicina, vivibilità e gestione delle città, sotto l’ombrello di Smart City).
Parlo di rivoluzione perché la continua diffusione di prodotti intelligenti di nuova generazione, il crescente (non in forma lineare) numero di persone connesse in mobilità e l’applicazione industriale di tecnologie capaci di lavorare sull’informazione in tempo reale, e la continua interazione tra persone e informazioni. conducono di fatto alla creazione di una vera e propria rete neuronale capace di modificarsi, crescere e diventare sempre più potente grazie alla continua interazione
Non a caso qualcuno lo ha definito Internet of Every-Thing e soprattutto Internet of Every-One.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. E’ una persona capace di diventare il simbolo dell’indirizzo che l’entità, sia essa profit o non profit, si è data (o che lui/lei ha dato), sia all’interno che all’esterno, ed è dotata dell’autorità e della capacità di prendere decisioni, anche drastiche.
All’interno sa scegliere i collaboratori “migliori” (non in assoluto, ma i più funzionali allo scopo), creando e dando “motivazione” e infondendo loro fiducia; all’esterno è lui/lei che rende il percorso credibile in modo da ottenere l’appoggio di tutti gli stakeholder interessati. La lealtà e la trasparenza nelle sue relazioni con gli stakeholder sono di fatto cruciali per il successo del piano.
Sa integrare le numerose conoscenze necessarie a garantire lo sviluppo positivo
Specie oggi, deve essere veloce di pensiero, veloce ed efficace nell’execution, e deve dimostrare sangue freddo, calma e lucidità. carisma e la capacità propositiva necessarie al suo ruolo di guida e di life-line per l’azienda.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Se penso agli anni in cui si forma la personalità di una persona, e in cui si costruiscono alcune delle colonne portanti su cui innestare le conoscenze che via via si acquisiranno, me ne vengono in mente due: mio padre per il senso dell’etica e del rispetto delle persone; la mia professoressa di lettere delle medie per il valore dell’interdisciplinarietà e del creare connessioni tra mondi apparentemente lontani. E su queste due colonne sono andati a “stamparsi” i segni lasciati nel tempo da tante persone di valore, ma anche molto umili, da cui ho appreso tante piccole pillole di saggezza, essendo io una persona molto curiosa.
Dal Piccolo Principe: “È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”. E’ il tempo che dedichiamo alle persone a farci capire quanto possano essere importanti e trasmetterci pezzetti di conoscenza.
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. La miopia e la visione a corto raggio: la vediamo nei politici che privilegiano i votanti di oggi, ma non la società del futuro, nei manager che privilegiano i risultati a breve ( e le loro stock option) piuttosto che i risultati futuri,
La più grande speranza è che i danni derivanti dalla miopia di cui sopra siano ormai arrivati ad un livello così macroscopico per cui sia ineludibile e improcrastinabile l’inversione di tendenza.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Il progetto attuale consiste nel portare a compimento e consolidamento lo sviluppo internazionale delle nostre attività di temporary management, iniziato nell’ormai lontano 2004, insieme ai partner inglese, francese e tedesco, ed oggi cresciuto fino ad accogliere 18 partner di altrettanto paesi, che vanno dagli USA, a India, Cina e Australia, transitando dall’Europa.
Solo per sorridere, potremmo dire che sul nostro gruppo non tramonta mail sole.
Per il futuro più che di un progetto, parlerei di un pensiero “strutturato”: innestare l’approccio “tecnico” e orientato al fare tipico del mio lavoro e del mio approccio, nel contesto politico per poter risolvere i problemi, che alla fin fine non hanno un colore, ma esprimono solo una pressante domanda di soluzione da parte delle persone.
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare.
R. E’ sempre emozionante trovare la bellezza nelle piccole cose: il plancton che si illumina durante un’immersione notturna, “ascoltare” il silenzio del deserto.
Non sopporto l’arroganza del potere e la mancanza di considerazione e rispetto verso gli umili.