Il colpo di Stato di domenica scorsa per mano del gruppo di ribelli Seleka (che significa “alleanza” nella lingua sango), e la successiva uscita dal Paese del presidente François Bozizé, hanno spalancato le porte di un’altra crisi politica nella regione.
Il leader di Seleka, Michel Djotodia, ha detto di volere sospendere la Costituzione e governare “per decreto” nel periodo di transizione, fino a quando non si convocherà di nuovo alle elezioni: “Credo necessario sospendere la Costituzione del 27 novembre del 2004, sciogliere l’Assemblea nazionale così come il governo, durante questo periodo di transizione che ci condurrà a elezioni libere, credibili e trasparenti. Intanto, governerò per decreto”, ha detto.
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha condannato l’accaduto e ha attribuito la responsabilità a Djotodia per i crimini contro l’umanità che possono avvenire nella Repubblica Centrafricana da questo momento in poi.
Cosa è Seleka
Il movimento Seleka è un’organizzazione ribelle nata ad agosto da frazioni di dissidenti dell’Unione di forze democratiche per l’integrazione, la Convenzione di patrioti per la giustizia e la pace e il Fronte Democratico per i popoli dell’Africa centrale, oltre ad altri gruppi. Il movimento conta circa 3000 membri.
Michel Djotodia, il leader di Seleka, ha 60 anni ed è un ex funzionario e diplomatico – è stato console della Repubblica Centrafricana in Sudan-. Dopo avere abbandonato la carriera diplomatica, è passato a fare parte dell’opposizione e dal 2005 è leader di questa importante organizzazione ribelle.
I militanti di Seleka sono partiti con la convinzione di fare rispettare gli accordi di pace del 2007, conosciuto come l’accordo di Libreville, che prevedevano l’integrazione dei ribelli nelle forze armate; una misura similare a quella usata nella Repubblica Democratica del Congo. In più chiedevano la liberazione di tutti i prigionieri politici. Queste motivazioni hanno avuto una grana accoglienza nella popolazione, che si è confrontata con le forze dello Stato.
Negli ultimi mesi però il gruppo si è snaturato: Seleka si è spaccato e non è rimasto omogeneo. Si sono scontrati interessi diversi e desideri di potere e leadership. Così, a dicembre, il presidente François Bozizé ha denunciato come questo gruppo si stava trasformando in un’organizzazione di che serviva a mercenari provenienti da Chad, Sudan e Nigeria, operando con la promessa di compensi in oro e diamanti.
Una prova di questa frattura interna di Seleka è avvenuta lo stesso giorno del colpo di Stato: dopo l’autoproclamazione di Michel Djotodia come presidente della transizione, un altro leader dei ribelli, Nelson N’Jadder, portavoce della Convenzione Patriottica di Salvezza – altra frazione di Seleka – ha detto di non riconoscere Djotodia come presidente.
Instabilità nazionale
Dalla sua indipendenza nel 1969, la Repubblica Centrafricana ha avuto cinque colpi di Stato. In tutti, il leader militare a capo della ribellione è rimasto al potere per anni. In un’intervista alla BBC, l’analista Alain Lamessi, direttore dell’associazione Marie Pire, ha spiegato che “Seleka, come è concepita adesso, non può rappresentare un’alternativa politica credibile al regime di Bozizé”.
L’organizzazione non ha nessun programma politico e, anche se Djotodia ha assicurato di volere convocare alle elezioni entro un periodo di tre anni, la storia contemporanea della Repubblica Centrafricana insegna che quando i militari sono alla guida è difficile rinunciare al potere.