La Turchia approva i raid condotti nella notte contro obiettivi del regime siriano da Stati Uniti, Regno Unito e Francia, definendoli “una risposta appropriata” all’attacco chimico a Douma del 7 aprile scorso.
In una nota, il ministero degli Esteri ha scritto: “Accogliamo con favore questa operazione che ha alleviato la coscienza dell’umanità davanti all’attacco di Douma, di cui è ampiamente sospettato il regime”. Nella nota, Ankara ricorda tra l’altro che il presidente siriano Bashar al Assad si è già macchiato di “crimini contro l’umanità e di crimini di guerra”.
L’attacco militare fatto dagli Stati Uniti, Inghilterra e Francia un primo obiettivo l’hanno ottenuto. Hanno diviso il fronte che aveva unito Mosca ed Ankara. Non è un risultato banale.
A difesa di Assad restano l’Iran (vero destinatario del messaggio di Washington, e Israele) e solo in misura minore la Russia. Putin non può che tuonare contro il bombardamento di una notte ma sa bene che si è trattata di una operazione chirurgica, davvero circoscritta, e comunque gestita con un canale di collegamento informativo particolarmente collaborativo. Troppo presto per dire quali saranno le conseguenze sul piano militare, e se ci saranno.
Naturalmente, la speranza è che si apra una finestra diplomatica seria, in cui l’Europa e l’Italia in modo particolare sappiano giocare un ruolo importante. Per il momento Trump, la May e Macron possono contare sui sostegni della Ue, della Nato e del Canada del pacifista Trudeau. Qualcuno lo spieghi al centrodestra italiano.