Il 27 marzo 2013 il sindacato di polizia COISP ha manifestato “sotto la finestra dell’ufficio” della signora Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, il ragazzo ucciso nel 2005 da quattro agenti in servizio. Gli agenti sono stati condannati a 3 anni e sei mesi per “eccesso colposo in omicidio colposo”, condanna confermata anche dalla Cassazione. I quattro ex agenti – Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastriche – a seguito dell’indulto del 2006, non hanno scontato la loro pena.
Il diritto di manifestazione è sancito nella Costituzione, ma, come affermato dal Ministro Cancellieri, è indubbio che le modalità della stessa e il luogo (in prossimità del luogo di lavoro della madre del ragazzo assassinato) siano moralmente riprovevoli.
La manifestazione si è trasformata in un qualcosa diverso da una normale protesta, per esempio, contro la decisione del tribunale, fermo restando l’inopportunità da parte di un sindacato di Polizia di contestare le decisioni dei Magistrati. La manifestazione è stata una vera provocazione, come sostenuto anche dal Sindaco di Ferrara, che ha dovuto fronteggiare un eurodeputato di FLI, Potito Salatto. Lo scontro è stato feroce e poco decoroso.
La provocazione ha un target preciso, la madre di Federico Aldrovandi. E come ha scritto Ilaria Cucchi su Huffington Post, questo è “stalking istituzionale” ai danni di una madre che ha perso il figlio oltre che di una cittadina a cui è stato riconosciuto un torto e che malgrado ciò non ha avuto giustizia (dato che a seguito dell’indulto gli ex agenti non hanno scontato i tre anni di carcere).
Il gesto che più colpisce, comunque, in negativo, è quell’essersi voltati di spalle quando la Signora Moretti esibisce, come dice lei stessa “con grande dolore personale”, la foto del figlio massacrato, in obitorio. Si legge in quel gesto una totale assenza di sensibilità e di “misericordia”. Ma anche una mancanza di buon senso, quello che avrebbe dovuto emergere in una situazione così delicata, in cui è in gioco il dolore di una madre che ha perso il figlio.
In questo caso il silenzio sarebbe d’obbligo, ma un’eccezione sarebbe ammessa. Solo per le scuse dovute alla signora Moretti, da parte di chi rappresenta politicamente quell’esponente politico e da parte dei rappresentanti del sindacato stesso.