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La Nasa trova il suo amministratore. Ratificata (col brivido) la nomina di Bridenstine

Dopo un’attesa di tredici mesi, la più lunga della sua storia, la Nasa ha finalmente ritrovato un administator. Sarà Jim Bridenstine, membro repubblicano del Congresso per l’Oklahoma, a guidare l’agenzia spaziale più importante al mondo in anni che si preannunciano di grande attivismo extra-atmosferico, tra ambiziosi programmi esplorativi, dalla Luna a Marte e un’accesa competizione internazionale.

UN VOTO RISICATO

Bridenstine era stato nominato dal presidente Donald Trump lo scorso settembre, ma ha dovuto attendere la giornata di ieri in virtù della necessaria ratifica da parte del Senato. Il via libera è arrivato col brivido, con 50 voti a favore e 49 contro, dopo un’attesa di oltre 45 minuti (come riporta il New York Times) per aspettare che il repubblicano Jeff Flake arrivasse in aula. Anche i democratici hanno serrato le fila; la deputata Tammy Duckworth si è presentata con la figlia appena nata tra le braccia pur di esprimere il proprio no. Da subito, d’altronde, la nomina era stata oggetto di numerose critiche, provenienti dai democratici ed estese anche ad alcuni esponenti repubblicani, tra cui l’influente senatore Marco Rubio, a cui forse non era andato giù il forte sostegno che Bridenstine aveva dato a Trump durante le primarie del partito (a cui lo stesso Rubio correva).

LE CRITICHE

Le opposizioni alla scelta di Bridenstine, che ha alle spalle un passato nell’aviazione militare fino all’elezione al Congresso nel 2012, riguardavano in particolare due punti. Prima di tutto, i democratici denunciavano la scarsa esperienza nel settore spaziale, in particolare sul lato scientifico, nonostante un curriculum aeronautico di tutto rispetto con la partecipazione alle missioni in Iraq e Afghanistan e poi il comando della riserva dell’Us Navy. In secondo luogo, a far sollevare le critiche democratiche (e non solo) erano state le posizioni relative al cambiamento climatico, punto su cui Bridenstine si è più volte dimostrato molto vicino alle conclamate idee di Trump, al limite del negazionismo ambientale. Tutto questo ha portato allo scontro in Senato, terminato con un solo voto di scarto, fatto piuttosto raro per gli administrator Nasa, che tradizionalmente incontrano un supporto abbastanza bipartisan.

LE SFIDE

Ad ogni modo, Bridenstine sarà il 13esimo amministratore della Nasa, dopo i tredici mesi di Robert Lightfoot, che ha agito come acting administrator, e soprattutto dopo gli otto anni di Charles Bolden. Per il 2018, il nuovo numero uno dell’agenzia americana potrà contare su un budget che supera i 20,7 miliardi di dollari, circa 1,6 miliardi in più rispetto alla richiesta iniziale dell’amministrazione. Eppure, le sfide che avrà di fronte sono numerose. Con la presidenza Trump, gli Stati Uniti hanno avviato un progetto di revisione istituzionale del settore spazio. La re-istituzione del National space council (Nsc) a livello di vice presidente non è finalizzata solo a coordinare i molteplici attori coinvolti, ma anche a spostare gli equilibri di controllo della politica spaziale statunitense verso Washington e la Casa Bianca.

Nel frattempo, cresce il ruolo del settore privato, di aziende come SpaceX, Blue Origin e Virgin Galactic, mentre le ormai ex economie emergenti (soprattutto Cina e India) continuano a ritagliarsi fette importanti dello spazio. Intanto, Trump ha già annunciato l’intenzione di commercializzare la Stazione spaziale internazionale (Iss), ri-orientando poi l’esplorazione americana verso la Luna, dopo che l’amministrazione Obama aveva puntato su Marte. A tutto questo si aggiungo programmi ambiziosi, che sono destinati a rendere il decennio 2020-2030 decisamente “spaziale”. Solo per citarne alcuni, tra un paio di anni partirà Mars2020, che dovrà recuperare campioni marziani e poi riportali a Terra. Tra il 2022 e il 2023 partirà Europa Clipper, alla ricerca di tracce di vita sotto la crosta ghiacciata del satellite di Giove. Ci sarà poi il super telescopio per esopianeti Wfirst, al centro di dibattiti per il suo finanziamento ma comunque destinato a rivoluzionare la conoscenza dello spazio profondo.


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