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La lenta strategia di Obama per il Medio Oriente

Barack Obama non è andato in Israele con la speranza di portare venti di pace. Il tour del presidente americano in Medio Oriente si è curato di non creare grandi aspettative. Così le frustrazioni venivano ridotte. Secondo il Foreign Policy, lo scopo di questo storico viaggio di Obama è stato quello di sviluppare un dialogo con il governo e con la società civile, cercando di creare un clima di empatia prima di avviare alcuna iniziativa diplomatica.

Dopo il discorso “A new beginning” di Obama al Cairo nel 2009 – e l’immediata risposta positiva di Benjamin Netanyahu – sono seguiti dieci mesi di raffreddamento nelle negoziazioni. Si è accordato che la proposta dei due Stati poteva essere giusta ma dopo si è fatto poco per concretizzarla. In più, sono arrivate le rivolte delle Primavere arabe e lo stagnamento del conflitto israelo-palestinese è diventato quasi totale.

Ma non devono esserci dubbi suol fatto che Obama abbia una strategia. Nel suo libro “La crisi del sionismo”, l’analista politico americano Peter Beinart ha definito Obama come “il più pro-israeliano di tutti i presidenti degli Stati Uniti. E in questa linea, il maggiore successo del viaggio di Obama in Medio Oriente è stato riportare il processo di pace all’agenda diplomatica dalla quale era scomparsa completamente.

In questo modo, le due parti coinvolte si sono impegnate – anche se solo a parole – a riprendere i dialoghi e ad accettare la mediazione degli Stati Uniti. In questo senso sarà fondamentale il ruolo di John Kerry.

Per Foreign Police, per trovare un nuovo processo che superi lo scaduto quadro di Oslo, Kerry dovrà convincere Abbas a rinunciare alla sua precondizione che Israele fermi di nuovo la costruzione di assestamenti e alle iniziative unilaterali dentro al sistema delle Nazioni Unite.
Bisogna anche convincere Netanyahu a muovere qualche elemento politico e non limitarsi a fare piccoli gesti nel campo meramente umanitario (come lo smantellamento dei check point in Cisgiordania o il maggiore flusso di merce a Gaza), mentre continua a guadagnare tempo applicando la sua politica tradizionale dei fatti consumati.



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