Caro direttore,
erano i tempi delle primarie del Partito democratico. Un monello toscano osava sfidare l’apparato granitico, della vecchia nomenclatura, aprendo un casus bellico direi senza precedenti. Come è andata a finire lo sappiamo.
Allora, leggendo il programma politico di Renzi, mi chiedevo cosa ci facesse in quel partito, ovvero come quelle idee avrebbero potuto funzionare nel contesto di un centrosinistra ancorato sulle istanze stataliste dei suoi maggiori esponenti e azionisti, peraltro ostinatamente fermi sull’ossessione ventennale derivante dalla figura di un certo Cavaliere di Arcore.
Arrivai così alla conclusione che il guascone toscano fosse l’uomo giusto nel posto sbagliato, indicando la sua collocazione naturale in quell’area terzista che Italia Futura allora stava creando: un polo popolare e riformista, con una forte cultura liberale proveniente sia dalla vecchia sinistra che dalla destra. Vennero poi decise soluzioni alternative, sbagliate a mio avviso, da parte dei vertici romani dell’associazione. Ed anche in questo caso, i risultati li conosciamo, ma è un’altra faccenda.
Quindi, a febbraio ci sono state le elezioni e, come previsto, il responso ha determinato una sorte di paralisi istituzionale e le alchimie fantasiose da parte di un Presidente della Repubblica sfiancato dalle beghe da pollaio dei partiti, essendo peraltro limitato nelle sue azioni perchè in scadenza di mandato.
In questa sorte di purgatorio, intollerabile per il Paese, di fatto abbiamo capito due cose: la prima è l’importanza della figura di un leader che sappia parlare la cuore ed alla pancia della gente: Berlusconi è in questo un maestro. La seconda è che se la politica non esce da vecchi schemi, pregiudizi ed antichi steccati, il destino del Paese non sarà il declino, ma il disastro.
Ed ecco che in questo cul de sac istituzionale ricompare il Matteo, con annunci ed interviste, a riproporre le sue idee. Curioso, se volessimo analizzarle prescindendo dagli stereotipi, ci accorgeremmo immediatamente di come sono essenzialmente più affini a quelle del partito del Cavaliere e delle istanze originarie dell’associazione di Montezemolo. Infatti, precisa Renzi, il suo obiettivo è quello di accompagnarlo a godersi altri interessi, peraltro come dallo stesso Berlusconi più volte auspicato, senza scendere nei meschini quanto sterili tentativi di eliminarlo per via giudiziaria. Intelligente come è, Renzi ha capito l’inutilità di tale progetto. Allo stesso modo, nei giudizi espressi nei confronti del progetto politico di Monti dove si è annichilito il progetto di Italia Futura, non è stato tenero, giustamente a mio avviso.
Quindi, forza Renzi, fai quel “saltino” e muoviti. L’auspicio, mio personalissimo, è che il guascone toscano, da vero pioniere, possa dialogare con il diavolo brianzolo (che poi tanto diavolo non è se non nel cuore milanista), e con quella parte di Italia Futura evidentemente delusa dal movimento montiano.
Sia infine libero da vecchie ossessioni, valuti bene, ed in tempi brevi, come realizzare le sue idee ed i suoi programmi che in definitiva, a ben guardare, erano già stati presentati venti anni fa in un manifesto chiamato Forza Italia. Quale migliore augurio per il nostro Paese?