Turisti spaziali e amanti dei voli suborbitali sono avvertiti: allo spazioporto di Taranto-Grottaglie ne seguiranno altri. Parola di Costantino Fiorillo, responsabile dei Programmi spaziali del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit), con cui abbiamo parlato della recente individuazione dello scalo pugliese quale prima infrastruttura italiana per i voli oltre l’atmosfera, ma anche della recente riforma della governance spaziale e della partecipazione ai maggiori programmi europei. Proprio nel contesto continentale, la Brexit potrebbe offrire “prospettive di potenziale consolidamento della posizione italiana, se, ovviamente, il nostro Paese saprà esprimere al meglio le proprie capacità strategiche e industriali”.
Dott. Fiorillo, qual è il ruolo del Mit nel sistema spaziale italiano?
Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti non solo ha dirette competenze in materia di programmi satellitari (ricordo che è Autorità Nazionale Galileo) ma anche forte, fortissimo interesse al loro sviluppo e alla diffusione dei servizi satellitari, in modo da rispondere pienamente e con efficacia alle varie necessità dei cittadini. Il Paese, difatti, si trova ad affrontare un contesto mondiale particolarmente sfidante, quello che taluni chiamano “rivoluzione industriale 4.0”, che coinvolge e interconnette una pluralità di tecnologie, attuali e potenziali, e quindi di servizi.
Ci spieghi meglio.
Per fare un esempio, le nuove tecnologie renderanno i mezzi di trasporto terrestri, marittimi ed aerei sempre più “intelligenti” grazie a sensori e device, creando uno spazio di estesa interazione e interdipendenza. Attraverso digitalizzazione, automazione e interconnessione tra infrastrutture, mezzi di trasporto e dati, sarà possibile creare un nuovo “filo digitale”, che si declinerà nella continua raccolta e analisi di enormi quantità di informazioni, migliorando qualità e sicurezza della mobilità. Le infrastrutture saranno sempre più supportate da tecnologie avanzate, quali quelle satellitari o dei mezzi a pilotaggio remoto, in una interconnessione di fatto globale, con sfidanti profili di security, specie cyber. Si può anzi dire che lo stesso concetto di “infrastruttura” andrà spostandosi sempre più da quelle fisiche a quelle dell’Information technology (It). In questo contesto, il Mit è, e sempre più dovrà essere, elemento fortemente propulsivo.
E per quanto riguarda nello specifico i programmi europei?
Il ministero ha importanti competenze nei principali programmi spaziali Egnos, Copernicus, oltre al già citato ruolo strategico in Galileo. Tali programmi, d’altronde, nelle loro principali funzioni (osservazione della Terra, posizionamento, ma anche comunicazioni e sicurezza) hanno notevoli applicazioni nel comparto infrastrutture/trasporti. Si pensi, per citare solo alcuni esempi, al controllo e monitoraggio sulla stabilità e sicurezza delle infrastrutture lineari (viadotti, dighe, aree portuali, gangli ferroviari, ecc.), al controllo delle aree di abusivismo, a quello delle diverse forme di trasporto, comprensive anche dei mezzi a pilotaggio remoto (aerei, ma anche e sempre più terrestri e marittimi). Il tutto con un’attenzione rivolta con particolare determinazione ai “servizi” che rispondano alle necessità dei cittadini. Una azione, quella del Mit, svolta sempre nello spirito di massima collaborazione e condivisione, nel rispetto dei ruoli, con le altre istituzioni. Oltre, ovviamente, all’Agenzia spaziale italiana (Asi), basti pensare al ministero della Difesa. Con quest’ultimo vi è, per così dire, un rapporto “privilegiato” di sinergia, specie per le attività duali, che avrà ancora maggiore slancio e sviluppo alla luce di un Accordo quadro, recentemente sottoscritto trai i due ministri.
Su Galileo in particolare, come opera il Mit?
Il Mit segue direttamente il Programma Galileo. Quale National Authority, guida la Delegazione italiana ad esempio nell’Administrative board dell’Agenzia europea per i sistemi globali di navigazione satellitare (Gsa) e nel Comitato di programma della Commissione europea. Il ministero inoltre è componente della delegazione italiana nel Pb-Nav, organismo dell’Agenzia spaziale europea (Esa) che ha la competenza sui programmi di navigazione satellitare svolti nell’ambito dell’Agenzia, che attualmente comprendono, oltre a Galileo, Egnos. Non è un caso che il Mit sia stato presente, in questi anni, nella “Cabina di Regia Spazio” che, istituita nel 2014 in seno all’Ufficio del consigliere militare del presidente del Consiglio, ha rappresentato un importante e fruttuoso strumento per avviare e implementare il confronto tra le istituzioni coinvolte nei programmi aerospaziali.
Con la recente legge di riforma della governance spaziale, la Cabina di Regia è stata istituzionalizzata nel Comitato interministeriale per lo spazio. Cosa è cambiato e cosa cambierà nei rapporti tra i veri dicasteri?
Con il riassetto delle politiche aerospaziali, la nascita del Comitato interministeriale e, quindi, un cambio della governance, il Mit certamente vedrà un significativo potenziamento del suo ruolo fra i ministeri chiave per lo Spazio, proprio in quanto il Comitato avrà un maggior peso strategico, rispetto alla Cabina di Regia. Importanti gli scenari strategici con i quali l’Italia si dovrà confrontare. Un esempio su tutti è costituito dagli effetti della Brexit, che di certo aprono prospettive di potenziale consolidamento della posizione italiana, se, ovviamente, il nostro Paese saprà esprimere al meglio le proprie capacità strategiche e industriali.
Tra i settori particolarmente attraenti c’è quello del suborbitale. Di recente, lo scalo di Taranto-Grottaglie è stato individuato quale primo spazioporto. Quali sono le opportunità future?
Come noto, lo sviluppo delle tecnologie per voli suborbitali e la creazione di spazioporti rappresentano un obiettivo strategico per il nostro Paese. Offrono, infatti, numerose opportunità dal punto di vista tecnologico-scientifico, industriale e, ovviamente, commerciale. Inoltre, la creazione di infrastrutture destinate ai voli suborbitali permetterà all’Italia di rafforzare ulteriormente la posizione di grande rilievo nel panorama internazionale che già occupa per quanto attiene all’industria aerospaziale. Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, con atto di indirizzo del luglio 2017, ha individuato l’Enac quale soggetto deputato alla definizione dei criteri per l’identificazione dei siti nazionali potenzialmente idonei a svolgere la funzione di Spazioporto. Enac ha elaborato tali criteri, condivisi con il ministero della Difesa, l’Aeronautica militare, l’Asi e l’Enav. Nel breve-medio periodo, sia per il carattere fortemente innovativo delle operazioni suborbitali commerciali, sia per ottimizzare l’impiego delle risorse pubbliche e private necessarie, è stata opportuna l’individuazione di uno primo spazioporto civile. Altri ne seguiranno, in prosieguo. Per la selezione degli aeroporti sono stati applicati i requisiti raggruppati nei seguenti cluster tematici: preliminari; spazio aereo; territorio; meteorologia; ambiente; infrastrutture.
Come è avvenuta la selezione dello scalo idoneo e quali azioni saranno intraprese?
L’aeroporto di Taranto Grottaglie è stato identificato per primo viene identificato quale spazioporto civile è quello per le positive caratteristiche di inserimento nel territorio e sostenibilità ambientale, nonché per i limitati interventi infrastrutturali necessari. Il Mit, con atto di indirizzo del 9 maggio scorso, ha incaricato l’Enac di attuare tutte le azioni necessarie per la realizzazione e attivazione, entro il 2020, dello spazioporto Taranto-Grottaglie, curandone e coordinandone ogni aspetto, compreso l’adeguamento degli strumenti convenzionali per i rapporti con il concessionario. Con la scelta di Grottaglie si è definito un primo, fondamentale tassello del progetto di suborbitale nel nostro Paese, aprendo la prospettiva di una azione integrata (si pensi, ad esempio, agli importanti aspetti duali), tra i vari soggetti interessati. L’azione dell’Enac in materia di voli suborbitali è ovviamente svolta sotto il coordinamento del settore Programmi spaziali del Mit, alle dirette dipendenze del ministro ed è in cooperazione con le competenti articolazioni del ministero della Difesa, quali Aeronautica militare e Segretariato generale Dna – Direzione degli armamenti aeronautici e per l’aeronavigabilità, nonché con l’Asi.
Tornado ai programmi europei, è da poco partita l’ultima sentinella di Copernicus, il sistema europeo per il monitoraggio globale. Qual è il ruolo italiano e quali compiti sono affidati al Mit?
Recentemente è stato lanciato il secondo satellite della missione multi-sensore Sentinel-3, dedicata al monitoraggio ambientale degli oceani, atmosfera e terre emerse. La missione si affianca ad altre missioni per l’osservazione della Terra. La strumentazione a bordo del satellite permette la rilevazione di alcuni parametri principalmente utili a definire lo stato di qualità dell’ambiente ed i cambiamenti del territorio. L’acquisizione di questi dati permetterà a diversi enti e amministrazioni italiani, anche attraverso i servizi Copernicus, di monitorare l’ambiente sia dal punto di vista qualitativo, sia dal punto di vista gestionale. Il Mit, e con esso il Corpo delle capitanerie di Porto – Guardia Costiera (che, come noto, svolge compiti relativi agli usi civili del mare ed è inquadrato funzionalmente e organizzativamente nell’ambito del Mit al quale si riconducono i suoi principali compiti istituzionali) è interessato alla caratterizzazione delle acque del mare attraverso la misurazione di parametri fisici, chimici e biologici.
Quali sono le applicazioni di quest’ultima missione di Copernicus?
Lo strumento potrebbe essere di supporto in caso di disastri e incidenti ambientali (ad esempio sversamenti di grandi quantità di carburante), anche in combinazione con dati provenienti da altre piattaforme (come Sentinel-1). I dati Sentinel-3 sono utilizzati per le previsione metereologiche marine e per i modelli meteorologici, che possono essere impiegati in supporto alla sicurezza della navigazione. Per quanto riguarda il monitoraggio terrestre e atmosferico, gli strumenti a bordo permettono di individuare e caratterizzare incendi e fenomeni di eruzioni vulcaniche, di interesse Mit per la loro potenziale interferenza con i sistemi di trasporto aerei e terrestri.