Grazie all’autorizzazione dell’editore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul quotidiano Italia Oggi.
Pier Luigi Bersani è un personaggio ruspante, che ama i proverbi padani. Non dovrebbe quindi essergli ignoto questo proverbio vetero-rurale ma anche perennemente inossidabile: “Chi troppo vuole nulla stringe”. Tuttavia, anche se lo conosce, non lo pratica. Infatti, dopo aver (quasi) vinto le ultime elezioni politiche, riportando però solo lo 0,37 per cento di voti più del centrodestra, si comporta come se avesse ottenuto almeno il 70 per cento dei voti e ha impostato la sua trama politica per costruire un nuovo governo come se il Pd fosse legittimato a far fuori 10 milioni di elettori di centrodestra che, come capita nelle democrazie, meriterebbero almeno di essere considerati come esistenti.
Bersani, pur sapendo che non avrebbe potuto contare sui voti dell’M5S, ha dichiarato come “impresentabili” gli eletti del centrodestra (il suo atteggiamento infatti è stato riassunto efficacemente, in tv, con questa parola, da Lucia Annunziata).
Di conseguenza, essendosi tagliato da solo ogni possibilità di movimento, Bersani si è trovato in mano una sola carta da giocare, quella del rapporto con i grillini che, coerenti con il loro programma elettorale, non ne vogliono sapere di sostenere il governo a guida Pd. Evidentemente Bersani, nell’impostare questa strategia, ha manifestato un notevole livello di cecità perché, contro ogni evidenza, credeva che i grillini fossero come gli altri partiti (Lega nord e Idv delle origini, compresi) e cioè pagabili in termini di potere. La risposta di Grillo e arrivata anche ieri, diretta come una fucilata: “Perché hai votato 5Stelle? Per fare un governo con i vecchi partiti? Per votare il meno peggio? Per spartire le poltrone? Se hai votato per il M5S anche soltanto per uno di questi punti, hai sbagliato voto. La prossima volta vota per un partito”.
Bersani si è già assicurato le presidenze delle Camere. Vuole poi il governo e anche il Quirinale dove, se stesse in lui, installerebbe uno come Romano Prodi che asfalterebbe il Pdl. Un’ipotesi del genere è da barricate. D’Alema stesso ne ha preso le distanze. Adesso anche Renzi eccepisce. Questo è il tempo nel quale cercare tutte le convergenze possibili. Non di rendere invalicabili gli steccati già alti.