Poche ore dopo l’habemus papam del 13 marzo 2013 il regista americano Michael Moore si precipitò su Twitter per postare una foto in cui si vede un anziano sacerdote di spalle che dà la comunione al generale Rafael Videla. Il celebrante veniva spacciato per Jorge Mario Bergoglio, il nuovo Papa. Era un falso. Lo ha poi ammesso anche Moore.
VITTIMA DI DOSSIERAGGIO
Già quando era a Buenos Aires, poi nei primi mesi del pontificato, Bergoglio ha subìto dossier messi in circolazione per screditarlo: insinuavano una sua presunta ignavia negli anni di piombo della dittatura militare. Mentre la storia verificata riporta al contrario di un provinciale dei gesuiti impegnato a salvare centinaia, forse migliaia di persone dalle persecuzioni. Eppure quelle falsità furono rilanciate nel marzo di cinque anni fa dai principali quotidiani di mezzo mondo.
LA COMUNICAZIONE CALUNNIOSA ALL’ORIGINE DELLE DITTATURE
È quindi anche frutto di esperienza personale il succo dell’omelia dettata da Papa Francesco questa mattina a Santa Marta. Dove, tornando su un tema ricorrente della sua predicazione, le calunnie dentro e fuori la Chiesa, ha – e questo è un inedito – messo in stretta relazione “bugie” e dittature, che “iniziano con la comunicazione calunniosa”. Non solo – come diceva già nel maggio 2013 – “disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato”. Non solo le fake news sono malvagie come il serpente del giardino dell’Eden che tentò Eva. Ma sono il brodo di coltura delle dittature.
IL METODO DELLA MALVAGITÀ
Il metodo è sempre lo stesso. Inizia con Cristo, passa per la persecuzione degli ebrei e “succede oggi: nelle piccole società, nelle persone e in tanti Paesi. Il primo passo – avverte il Papa – è appropriarsi della comunicazione, e dopo la distruzione, il giudizio e la morte”.
L’OMELIA A SANTA MARTA
Spunto per la riflessione del pontefice – riportata da Vatican News – è la storia del vignaiolo Nabot narrata nella lettura della messa di oggi, tratta dal primo Libro dei Re. Il re Acab desidera la vigna dell’uomo e gli offre del denaro, ma quella terra è parte dell’eredità dei suoi padri e quindi Nabot rifiuta l’offerta. Ma Acab, “capriccioso” come i bambini “che quando non ottengono ciò che vogliono: piange”, su consiglio della “moglie crudele, Gezabèle”, lo fa “accusare di falsità, uccidere e prende possesso della sua vigna”. La sorte di Nabot è la stessa di tanti martiri calunniati e condannati. Un modo di procedere che ha portato alla persecuzione degli ebrei: “Una comunicazione calunniosa e finivano ad Auschwitz perché non meritavano di vivere. Oh… è un orrore, ma un orrore che succede oggi”. In un modo di procedere – annota Francesco – che è lo stesso di “tanti capi di Stato o di governo”.
DA CRISTO ALLA PERSECUZIONE DEGLI EBREI AI REGIMI CONTEMPORANEI
Osserva Bergoglio: “Anche oggi, in tanti Paesi, si usa questo metodo: distruggere la libera comunicazione. Per esempio pensiamo: c’è una legge dei media, di comunicazione, si cancella quella legge; si dà tutto l’apparecchio della comunicazione a una ditta, a una società che calunnia, dice delle falsità, indebolisce la vita democratica. Poi vengono i giudici a giudicare queste istituzioni indebolite, queste persone distrutte, condannano, e così va avanti una dittatura. Le dittature, tutte, hanno incominciato così, con adulterare la comunicazione, per mettere la comunicazione nelle mani di una persona senza scrupolo, di un governo senza scrupolo”. Magari sono “dittature in guanti bianchi”, ma che distruggono persone e Paesi.
LO SGUARDO GEOPOLITICO DI FRANCESCO
Quali situazioni avesse in mente il pontefice stamane parlando di “dittature in guanti bianchi” che “distruggono persone e Paesi” si può solo provare ad immaginare, percorrendo alcune tappe della geopolitica di Francesco. Che è, come l’ha definita un paio di anni fa Antonio Spadaro su Civiltà Cattolica, una “diplomazia della misericordia” che conduce a “non considerare mai niente e nessuno come definitivamente ‘perduto’ nei rapporti tra nazioni, popoli e Stati”. Un agire politico, osservava Piero Schiavazzi per Limes, che ha la Cina a “obiettivo e destinazione finale del pontificato”. Ecco. La Cina, ad esempio. Non proprio un Paese che brilla per stile democratico.
IL SOFT POWER DELLA MISERICORDIA
E ancora. Papa Francesco è stato fondamentale per sbloccare i negoziati tra Cuba e Stati Uniti. Si volge a Est, nel dialogo con l’Ortodossia russa. E con la Russia di Vladimir Putin, tanto mal visto in Occidente, il Papa ha da tempo aperto un dialogo di fiducia, tra lettere, telefonate e incontri. Suoi personali e del suo segretario di Stato, Pietro Parolin. Russia vuol dire anche entrare nel ginepraio del Medio Oriente. Siria, ovviamente, che Bergoglio ha definito “laboratorio di crudeltà e interessi”, senza schierarsi definitivamente pro o contro Assad. Del resto, come ha recentemente osservato il nunzio Mario Zenari, creato cardinale da Francesco, “non si tratta più di una guerra tra siriani, ma è diventata una guerra per procura”. E come segno di grande attenzione verso l’Iraq, il 29 giugno Francesco creerà cardinale il Patriarca Louis Raphael Sako di Babilonia dei Caldei.
NUNZI AL LAVORO
Costante lo sguardo alla Corea. Il 26 maggio si è insediato a Seul il nuovo nunzio per la Corea del Sud e la Mongolia. Francesco ha scelto Alfred Xuereb, monsignore stimato in Curia, già suo segretario personale come lo fu di Benedetto XVI. E in Corea poco prima dell’incontro tra Kim Jong-un e Donald Trump, è volato il gesuita Antonio Spadaro, uno degli uomini più vicini al Papa. Infine, e solo per stare alla cronaca degli ultimi giorni, la nomina del nuovo nunzio a Singapore, sede che cura le relazioni con un altro regime, quello del Vietnam, che non ha attualmente rapporti diplomatici con la Santa Sede.
LE DITTATURE DELLE COLONIZZAZIONI IDEOLOGICHE
Quando parla di una comunicazione malvagia e calunniosa che pianta e annaffia le dittature, Francesco forse ha in mente anche lo scontro sui migranti e le opposte narrazioni su chi sfrutta chi. Come pure le dittature del pensiero unico, delle “colonizzazioni ideologiche e culturali”, come la teoria gender. E non solo quella. Chissà poi se non avesse a mente anche altre forme di “comunicazione calunniosa” riferita a certi esperimenti occidentali e ai bot che pascolerebbero le praterie dei social media per influenzare elezioni politiche.