Innovazione, prestigio, internalizzazione. Questi i punti di forza del gruppo Fiat per l’ad, Sergio Marchionne, secondo cui il Lingotto arriverà al pareggio di bilancio in Europa nel 2015-2016, senza licenziamenti negli stabilimenti italiani. “Un impegno enorme” che corre a distanza dalla strada più facile dal punto di vista economico: la chiusura di uno o più stabilimenti nel Paese. Le decisioni di Marchionne, che si dice preoccupato dell’incertezza politica italiana? Niente dividendo agli azionisti e focus sulla fusione con Chrysler.
La scommessa su Italia e Europa
La scommessa “che intendiamo fare sull’Italia e sull’Europa” non è “una strategia azzardata, perché muove da alcuni motivi solidi e concreti”. Quattro i motivi citati dall’ad del Lingotto: “In Europa disponiamo di impianti già all’avanguardia. Secondo: possiamo mettere in gioco tutte le nostre competenze, perché abbiamo in casa il prestigio e la qualità di chi come la Ferrari, ha definito l’alto di gamma in tutto il mondo”. Inoltre Marchionne ha ribadito che “l’insieme di Fiat e Chrysler ci ha dato la capacità di sviluppare negli ultimi tre anni architetture e motivi che saranno all’avanguardia nel segmento premium”. Infine Marchionne ha ribadito che grazie a Chrysler oggi la Fiat “ha una presenza globale che ci dà accesso tanto ai mercati del nord America quanto a quelli asiatici, offrendo la possibilità di sfruttare parte della nostra capacità produttiva europea per le esportazioni”.
Il break even
L’esecuzione di questo progetto “ci permetterà di impiegare quella quota di capacità in eccesso nel mercato generalista e di raggiungere entro il 2015-2016 il pareggio di bilancio anche in Europa”, ha sottolineato il manager. ”Nel mercato europeo rimangono significativi livelli di incertezza. A fine aprile, quando pubblicheremo i dati del primo trimestre, aggiorneremo i target 2013”. Investire per nuovi modelli da lanciare solo in Europa oggi “non avrebbe senso, sarebbe una strategia suicida”.
No al dividendo
“Ritenendo prudente per Fiat mantenere un elevato livello di liquidità e tenuto conto delle restrizioni in essere alla possibilità di Chrysler di distribuire dividendi ai propri soci, il Cda ha deciso di non raccomandare la distribuzione di un dividendo”, ha spiegato.
Il focus sui marchi d’eccellenza
“Diversi costruttori sono entrati in crisi profonda e hanno annunciato licenziamenti e chiusure di stabilimenti. Ma noi no: noi manterremo l’occupazione”, ha detto il presidente di Fiat, John Elkann, commentando la difficile situazione del mercato dell’auto in Europa. “Dopo aver considerato le varie alternative, Sergio Marchionne e la squadra sono infatti giunti a conclusioni opposte”, ha spiegato Elkann definendo la strada intrapresa da Fiat, ovvero “puntare sui marchi di eccellenza”, come “ambiziosa”.
L’equilibrio tra logiche industriali e responsabilità sociale
Per risolvere i problemi di sovracapacità che la Fiat ha in Europa e di cui soffrono anche tutti gli altri costruttori generalisti, c’era un’unica alternativa alla strada che abbiamo intrapreso. Quella di chiudere uno o più stabilimenti in Italia”, ha detto Marchionne, sottolineando che il Lingotto ha sempre cercato “un punto di equilibrio tra logiche industriali e responsabilità sociale.
Questa è la ragione per cui alla via più facile abbiamo preferito quella del coraggio e della responsabilità”. Marchionne ha quindi rivendicato che l’impegno preso dalla Fiat “è enorme, tanto più in contesto di incertezza come quello attuale” mentre “l’alternativa più facile e immediata, anche più razionale dal punto di vista economico” era quella di chiudere uno o più stabilimenti in Italia. Ma secondo Marchionne la Fiat non si è mai tirata indietro in passato e non intende “farlo ora in un momento così delicato”.
Il contributo di Fiat all’Italia
“Il ciclo che abbiamo aperto rappresenta piuttosto il contributo che la Fiat, nel suo piccolo, intende offrire al futuro del paese. Un segnale di speranza, un segnale d’impegno”, ha osservato l’ad di Fiat.
Le ambizioni
Elkann ha poi ricordato che in occasione del Centenario Fiat, l’Avvocato Agnelli ebbe a dire: “Ci hanno detto tante volte che siamo diventati troppo grandi, troppo ingombranti, ma sono cose che può dire solo chi non ha l’idea delle dimensioni della concorrenza con cui ci misuriamo: siamo troppo piccoli. La Fiat deve crescere ancora”. Un imperativo che secondo Elkann la Fiat di oggi “ha molto chiaro”. E sul dossier russo, “abbiamo una squadra di persone che sta lavorando su questo progetto. La speranza è che entro il 2013 riusciremo a chiudere questo discorso”.
L’accordo con il fondo Veba per la cessione della quota in Chrysler
“Con il fondo Veba non abbiamo raggiunto un accordo sul valore della quota Chrysler. Ci siamo rivolti al tribunale del Delaware, da cui ci aspettiamo una decisione nel secondo trimestre”, ha detto Marchionne. “In Europa il 2013 si potrebbe chiudere in ulteriore calo, sia pure moderato, facendo registrare il sesto anno di contrazione consecutivo”, ha detto l’ad di Fiat. “Sarebbe – ha aggiunto – un risultato peggiore delle previsioni che abbiamo indicato a gennaio, come base per i target 2013”. “Non c’è nessun piano di aumento di capitale per garantire la fusione con Chrysler”, ha detto. “Abbiamo altre posizioni tra cui quella di monetizzare asset del gruppo. E’ un discorso da sviluppare, su cui spero avremo idee più chiare nel 2013”, ha aggiunto Marchionne.
Fiat potrebbe invece vendere la quota del 2,8% che detiene in Fiat Industrial.
Le prospettive di vendita
Marchionne si attende una “crescita moderata nel mercato americano” e in quello dell’ America Latina. Nell’area Asia- Pacifico, per Marchionne la domanda è in aumento, con l’unica incognita del Giappone “in frenata”.