La Corea del Sud è pronta a costruire un rapporto di fiducia con il Nord e lavorare per uno sviluppo congiunto, a patto che il regime ponga fine alle provocazioni. Lo ha detto la presidentessa Park Geun-hye a colloquio con il segretario di Stato Usa, John Kerry, in visita a Seul. Le parole del capo di Stato sono l’ennesimo segnale di apertura nel mezzo delle tensioni e delle minacce che incombono sulla penisola e segue le indicazioni sulla cosiddetta politica della fiducia che, pur esortando Pyongyang a farla finita con le provocazioni, abbandona la linea dura seguita dalla passata amministrazione Lee. Usa e Corea del Sud sono al lavoro per trovare una soluzione alla crisi.
Gli Stati Uniti non accetteranno che la Corea del Nord diventi una potenza nucleare. A insistere su questo punto che dicono essere condiviso dalla comunità internazionale è stato Kerry a conclusione dell’incontro con il suo omologo sudcoreano Yu Byung-se a Seul. La capitale sudcoreana è tappa del primo viaggio in Asia dall’insediamento alla guida della diplomazia statunitense cui seguiranno quelle in Cina e Giappone, tutte con le tensioni nella penisola al centro dei colloqui.
Kerry ha, inoltre, definito un grave errore l’eventualità che i nordcoreani possano procedere con il lancio di un missile a medio raggio per celebrare l’anniversario della nascita del fondatore della nazione nonché nonno dell’attuale leader, Kim Il-sung. Sono cinque quelli in rampa di lancio secondo informazioni d’intelligence riportate dal Los Angeles Times, con i Musudan capaci in teoria di colpire le basi Usa a Guam. È inoltre opinione comune, scrive Voice of America, che le manovre di questi giorni attorno ai vettori nordcoreani siano inscenate proprio in concomitanza della visita del capo della diplomazia Usa.
Parlando delle recenti minacce, addirittura di attacco nucleare, il segretario di Stato ha voluto parlare a nome di nordcoreani stessi e detto che non è loro desiderio avere un leader che mostra i muscoli, ma opportunità, non missili, ma cibo. Ha inoltre ribadito che gli Usa non esiteranno a difendere sé stessi e i propri alleati, esortando Pyongyang a smantellare il proprio programma nucleare.
“Il vero obiettivo”, ha anche sottolineato l’ex candidato alla presidenza nel 2004, “dovrà essere sottolineare le possibilità della pace, della riunificazione e di un futuro diverso per la Repubblica di Corea e per il Nord”.
Nelle stesse ore a Seul, il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, primo numero uno dell’Alleanza ad andare in Corea del Sud, ammoniva il regime di Pyongyang di non proseguire con la corsa alle armi di distruzione di massa.