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I missili (forse) fra Di Maio e la Trenta. La difesa aerea è una cosa seria

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Non sembra la solita baruffa tra membri dell’esecutivo, c’è in gioco la sicurezza nazionale. Secondo le indiscrezioni del Corriere della Sera, in occasione del vertice finanziario tra i ministri di aerea M5S, il deciso stop di Luigi Di Maio al programma Camm-Er per la futura difesa aerea italiana avrebbe costretto il ministro Elisabetta Trenta ad abbandonare l’incontro “in bilico tra rabbia e lacrime”. Se tutto questo fosse vero, ci ha detto Michele Nones, consigliere scientifico dell’Istituto affari internazionali (Iai), “preoccupa, a mio avviso, il fatto che l’attuale ministro dello Sviluppo economico, a capo di un’amministrazione che per l’Italia è stata ed è fondamentale a garantire adeguato sostegno all’innovazione tecnologica, essendo anche il capo politico del M5S rischi di sacrificare l’attività del dicastero da lui diretto per far fronte a impegni politici assunti in campagna elettorale”.

UNA QUESTIONE DI SICUREZZA

Sembra dunque inevitabile la (presunta) reazione del ministro Trenta a un’uscita che potrebbe far perdere investimenti già realizzati, con ricadute in termini occupazionali, tecnologici e di rapporti internazionali (il programma coinvolge anche il Regno Unito), ma soprattutto con effetti di carattere securitario e operativo. I missili Camm-Er, già scelti da Esercito e Aeronautica dopo attente valutazioni, devono sostituire gli Aspide, operativi da oltre quarant’anni con “gravi problematiche di obsolescenza”. Dal 2021 non saranno più in servizio, e per questo la Difesa ha optato per i Camm-Er. Bloccare ora il programma significherebbe bloccare la difesa del Paese. Sono infatti le batterie di Aspide ad offrire copertura dalle minacce dal cielo per i militari italiani impegnati nelle missioni internazionali. Sono le batterie di Aspide a proteggere basi e aeroporti e sono le batterie di Aspide ad essere dispiegate per la protezione dei grandi eventi civili. Tutto questo, se le parole di Di Maio fossero vere, potrebbe terminare nel 2021 senza che ci sia un sostituto.

I CAMM-ER

Per questo, ha commentato Nones, le esternazioni del vice premier “denoterebbero una sottovalutazione preoccupante dei rischi e delle minacce a cui l’Italia deve far fronte e dovrebbe essere in grado di far fronte”. Difatti, ha aggiunto l’esperto, “stiamo parlando di sistemi missilistici destinati a garantire la difesa del territorio e dei nostri stessi uomini, oltre che di rispettare un impegno che dobbiamo condividere con gli alleati all’interno della Nato, poiché le capacità di difesa missilistica sono un asset fondamentale nella dimensione militare”. Nello specifico, i missili Camm-Er si inseriscono nel sistema di difesa terra-aria a medio raggio di nuova generazione Enhanced Modular Air Defence Solutions (Emads), capace di ingaggiare una molteplicità di minacce dal cielo. Considerato tra i più efficaci della sua categoria, è dotato di un’elevata mobilità tattica e in grado di operare sia in unità standalone, sia in un network di sistemi. Integrando informazioni da quest’ultimo, è capace di ingaggiare obiettivi multipli che si trovano ben oltre la linea della visuale o della sensoristica del lanciatore stesso.

LA SCELTA ITALIANA

Non a caso, il missile di nuova generazione è stato individuato dalla Difesa come “la soluzione idonea a colmare il citato gap capacitivo”, dopo una valutazione basata sui requisiti delle Forze armate che ha certificato che “non sono disponibili sul mercato concorrenti”. In particolare, a designare i Camm-Er sono stati sia l’Aeronautica militare sia l’Esercito, mentre è in corso di valutazione da parte della Marina. A realizzare l’avanzato munizionamento è MBDA, il consorzio missilistico europeo a cui partecipano il gruppo franco-tedesco Airbus, l’inglese BAE Systems (entrambi al 37,5%) e l’italiana Leonardo.

IL PROGRAMMA

Oggetto della protesta del vice premier sarebbe il costo del programma, pari a 545 milioni di euro spalmati in due fasi fino al 2031, a quanto pare troppo di fronte alla difficoltà del leader M5S per le altre proposte che confluiranno nella nota di aggiornamento al Def. Eppure, la Fase 1 del programma, già contrattualizzata, prevede una spesa di 95 milioni fino al 2021 (di cui solo 25 nel 2019) per lo sviluppo del missile e la sua integrazione nella difesa nazionale. Il contratto con il costruttore è già stato siglato, ma i fondi sono bloccati per il necessario parere delle commissioni parlamentari competenti. A tal proposito, il ministro Trenta ha presentato lo scorso 10 agosto lo Schema di decreto ministeriale, che Formiche.net ha potuto leggere. Ne emerge un programma necessario per la sicurezza nazionale, un’esigenza di fronte alla previsione di “impossibilità di assicurare la sostenibilità logistica oltre il 2021” degli Aspide.

LA FASE 1

Tra l’altro, la Fase 2 (450 milioni di euro) partirà solo nel 2027, e servirà a dare continuità alla difesa superficie-aria del nostro Paese. Intanto, la Fase 1 prevede “un rapido completamento dello sviluppo e qualifica del missile superficie-aria a guida attiva Camm-Er”, ma anche del sistema di lancio e della sua integrazione con i sistemi di lancio di prossima dotazione delle Forze armate (il Pcmi Forza Nec per l’Esercito italiano e il Maads per l’Aeronautica). L’esigenza è forte per entrambe le Forze, sia per difendere i militari italiani impegnati in teatro, sia per garantire all’Arma azzurra la capacità di proteggere basi e aeroporti di fronti a minacce dal cielo sempre più avanzate e sofisticate, tra missili a guida laser e droni. A ciò, si aggiunge la difesa del territorio nazionale, soprattutto in occasioni di grandi eventi, anche civili, che attualmente vengono coperti dall’Aspide. Infine, c’è da considerare il rapporto con Londra. L’eventuale approvazione dello Schema di decreto andrebbe infatti a sbloccare anche l’accordo (già definito) tra il ministero della Difesa e l’omologo del Regno Unito, trasformando il programma in bi-nazionale e offrendo ulteriori opportunità di crescita occupazionale in Italia.

IL BILANCIO DELLA DIFESA

In ogni caso, la vicenda mette in chiaro un rischio già evidenziato da esperti e addetti ai lavori, e cioè che il settore della Difesa continui ad essere un bacino da cui attingere in termini di spesa e non come un comparto su cui investire. La vicenda “presunta”, ha detto ancora Nones, “porta a commentare l’attitudine dell’attuale governo nei confronti degli investimenti per la difesa”. Dato il totale ricambio a livello di governo e Parlamento dei nostri vertici politici, ha aggiunto, “immagino che ci sia scarsa informazione sulla valenza e l’importanza dei programmi di investimento per la Difesa, e in particolare di quelli che hanno un riscontro internazionale”. Ad ora, “solo il ministro Trenta si è espresso a livello governativo riconoscendo l’importanza di sviluppare e mantenere adeguate capacità tecnologiche e industriali, anche se questo tipo di riconoscimento non si è concretizzato in nessun atto governativo”, ha rimarcato Nones.

I NUMERI IN ITALIA

Le ragioni per non depredare ulteriormente il comparto sono evidenti, testimoniate da tutti gli studi sul campo. Il budget per la difesa (circa 15 miliardi l’anno in Italia, a fronte dei 30 in Francia e Germania) è un’opportunità di crescita per il sistema-Paese. Gli investimenti nel settore hanno un effetto moltiplicativo sul Pil estremamente elevato, con ricadute occupazioni notevoli e ritorni tecnologici superiori a qualsiasi altro comparto industriale. Nella Penisola, gli occupati diretti del settore aerospazio, difesa e sicurezza (una nicchia di eccellenza tecnologica e innovativa) sono oltre 45mila, ma salgono a 160mila se si considerano anche gli occupati indiretti e indotti. Tutto questo va considerato tenendo conto delle esigenze delle Forze armate, che operano in un contesto internazionale sempre più incerto e complesso. Ne deriva l’esigenza di “tutelare” l’industria nazionale, proprio come evidenziato nel contratto di governo e ribadito a più riprese dal ministro Trenta. Ebbene, fermare un programma necessario per la sicurezza del Paese e su cui il comparto ha già investito non pare rientrare nel concetto di “tutela”.

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