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Per l’esercito pakistano finisce l’era di Ashfaq Parvez Kayani e inizia quella di Raheel Sharif. O meglio inizierà domani, quando Kayani lascerà ufficialmente la guida dell’esercito, l’incarico più importante nel sistema pakistano. Per il primi ministro Nawaz Sharif, in carica da maggio, si è trattato della decisione più delicata del suo terzo mandato. Già nel 1999, l’allora generale Pervez Musharraf, da lui stesso nominato, lo depose con un colpo di Stato per restare alla guida del Paese dei puri fino al 2007.

Raheel Sharif non era il favorito nella rosa di nomi indicati per l’incarico. Fonti della BBC rivelano che sulla scelta del premier ha influito il generale in congedo Abdul Qadir Baloch, oggi ministro nel governo Sharif, che pare abbia detto di fidarsi del generale “più del suo stesso figlio”.

Come notano alcuni osservatori, un neo nella carriera del generale è che questa si è svolta negli anni sotto Musharraf. Si ritiene tuttavia che il generale Sharif manterrà la linea del suo predecessore di non interferenza nella politica del Paese. D’altra parte è sotto il comando di Kayani che quest’anno in Pakistan un governo civile è arrivato per la prima volta alla scadenza del proprio mandato.

Sharif è stato preferito ad altri candidati indicati nei mesi scorsi come probabili sostituti di Kayani: il tenente generale Haroon Aslam, favorito per anzianità e popolare tra i ranghi delle Forze armate, e il tenente generale Rashad Mahmood, nominato invece capo di stato maggiore congiunto, carica soltanto nominalmente superiore a quella del capo dell’esercito che in realtà ha poteri e influenza maggiori.

Secondo un funzionario della difesa Usa citato dal New York Times, il primo ministro considera Sharif, il cui fratello morì in guerra nel 1971, meno legato a Kayani e più malleabile rispetto agli altri candidati.

Cinquantasettenne, è stato responsabile dei programmi di addestramento, comprese le misure antiterrorismo per contrastare la minaccia posta da gruppi ribelli e fondamentalisti, su tutti la frangia pakistana dei talebani.

Secondo il NYT, Sharif prende in mano un esercito che, benché sia ancora l’istituzione più importante del Pakistan, ha visto erodere la propria autorità. La minaccia talebana ha spinto lo stesso Kayani a ipotizzare l’apertura di trattative di pace. Le Forze armate hanno dovuto inoltre fare i conti con le tensioni diplomatiche con l’alleato statunitense. Ad esempio per l’uccisione di Osama bin Laden. L’operazione condotta in territorio pakistano dalle truppe speciali statunitensi che scovarono il leader di al Qaida nel nascondiglio di Abbottabad, distante poche decine di chilometri dalla capitale Islamabad, è considerata un’onta dall’esercito tagliato fuori dalla missione.

Il generale Sharif dovrà inoltre gestire il capitolo afgano mentre si avvicina il ritiro delle truppe internazionali combattenti che si completerà il prossimo anno. Capitolo a parte è poi quello dei bombardamenti statunitensi con i droni nelle aree operazioni antiterrorismo nelle aree confine con l’Afghanistan.

Di oggi è l’annuncio del Pakistan Tehreek-e-Insaf, partito guidato dal controverso ex campione di cricket Imran Khan, di aver smascherato l’identità del più alto funzionario Cia in Pakistan, incaricato della gestione dei raid con i droni. Il nome del funzionario a capo della stazione Cia di Islamabad sarebbe citato in una lettera alla polizia in cui lo si denuncia come uno dei responsabili dell’attacco dello scorso 21 novembre in cui furono uccisi cinque militanti, tra cui un esponente di spicco della rete Haqqani.

Se la notizia dovesse essere confermata si tratterebbe del secondo funzionari Cia identificato in Pakistan, dopo che John Banks fu costretto a lasciare il Paese nel 2010.

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