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Brutte notizie per gli azionisti del colosso minerario e del rame Kazakhmys. Pur operando per lo più in Kazakhstan, che gli investitori ritengono una scommessa vincente grazie alle sue grandissime risorse energetiche, la società ha risentito negativamente dell’aumento dei costi dell’estrazione del rame e dell’unione con il gruppo Eurasian Natural Resources Corporation, tanto da essere costretta a bloccare dividendi per per preservare almeno la liquidità.

No alla distribuzione di dividendi

Kazakhmys, spiega il Financial Times, ha deciso di non distribuire dividendi dopo una svalutazione di 1 miliardo di dollari, nonostante i tentativi del produttore di rame di controllare i costi e concentrarsi sull’efficienza nelle miniere.
Il gruppo che lavora in Kazakhstan si sta scindendo dopo una lunga relazione con la Eurasian Natural Resources Corporation (Enrc), un’altra società mineraria quotata a Londra focalizzata su operazioni nell’Asia centrale, che è stata al centro di problemi di corporate governance e di un’inchiesta dell’agenzia inglese anti-frode.

Perdite e delisting di Enrc

Kazakhmys ha registrato 962 milioni di dollari di perdite nel primo semestre del 2013 sul valore della sua quota in Enrc, per cui un consorzio di fondatori e il governo kazako hanno deciso il delisting. E la società ha inoltre riconosciuto passività per 146 milioni di dollari relative alle sue operazioni sul rame.

Fine della strategia di diversificazione

La separazione da Enrc rappresenta la fine del tentativo del gruppo kazako di diversificare i suoi investimenti dal solo rame. La società sta spendendo 4 miliardi di dollari in due grandi miniere in Kazakhstan che cominceranno a produrre nel 2015, ma si affida anche a delle cave già sfruttate e i cui costi sono lievitati in modo significativo. Più spese ma anche meno produzione, dato che l’estrazione di rame è scesa in di un quarto da quando la società si è quotata nel 2005.

La cessione delle centrali kazake

Kazakhmys, precedentemente tra le blue chip dell’indice Ftse 100 inglese, sta rivedendo le sue operazioni così da accrescere liquidità e profitti. Dovrebbe vendere le sue quote nella più importante centrale elettrica kazaka e sta considerando la cessione di alcune centrali che servono le sue miniere e le operazioni di smaltimento. “C’è speranza per Kazakhmys dopo Enrc”, ha spiegato l’ad Oleg Novachuk. “Da qui a 18 mesi credo che potremo sederci e vedere i nostri risultati”.

Dividendo e costi

L’aumento dei costi dovrebbe essere inferiore alle attese nel 2013, ha sottolineato il gruppo dopo che i costi per la produzione del rame sono cresciuti del 5% nel primo semestre. Per l’intero 2013 si prevede un aumento dell’8%, contro il 12 stimato. Le vendite nel primo semestre sono aumentate del 4% a 1,6 miliardi di dollari, con un crollo del 9% del prezzo medio del rame. L’Ebitda è diminuito del 29% a 714 milioni rispetto allo stesso periodo del 2012. Per preservare la liquidità, Kazakhmys taglierà circa il 10% della spesa capitale sulle sue miniere e non pagherà dividendi, cosa che secondo l’ad sarebbe “inappropriata in queste condizioni”. Louise Collinge di Investec ha sottolineato che la rinuncia al dividendo è “la decisione giusta”, ma che “resta nei guai il business minerario del gruppo”.

Che cosa succede al colosso del rame kazako Kazakhmys

Brutte notizie per gli azionisti del colosso minerario e del rame Kazakhmys. Pur operando per lo più in Kazakhstan, che gli investitori ritengono una scommessa vincente grazie alle sue grandissime risorse energetiche, la società ha risentito negativamente dell'aumento dei costi dell'estrazione del rame e dell'unione con il gruppo Eurasian Natural Resources Corporation, tanto da essere costretta a bloccare dividendi per per…

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