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Ma ce la facciamo o non ce la facciamo a superare l’esame? Questa è la domanda che in stato confusionale ci poniamo noi italiani tramortiti da un “stop and go” ormai giornaliero che ci suona la comunità europea. Noi però siamo abbastanza lucide per capire come stanno le cose e ci innervosiamo non poco quando la soluzione per i nostri debiti pubblici e privati ci vengono scaraventati davanti con l’idea che non c’è soluzione.

Noi però orgogliosamente la strada l’abbiamo indicata e la ricordiamo. Ostinatamente. Tagliare la spesa pubblica dunque è il primo passo non affrontato dalla legge di stabilità,che intanto brancola nel buio, massacrata da miglia di emendamenti virali. I conti non c’è dubbio non tornano. Vero è che forse il 2014 sarà l’anno in cui toglieremo al prodotto interno lordo il segno meno e metteremo il più, ma in dosi talmente minimali e con la disoccupazione in crescita che non si muoverà un alito di sviluppo e ripresa. Dunque tagliare la spesa pubblica improduttiva è la condizione per riprendere la corsa, alleggerendo l’insopportabile carico fiscale. Dobbiamo sapere che ogni taglio sarà fatto passare come un sopruso, un massacro o la chiusura di servizi altrimenti indispensabili e vitali.

E naturalmente assisteremo alle solite drammatizzazioni insopportabili: “i privilegiati che tagliano la spesa ai derelitti”, “i potenti che s’accaniscono sugli inerti”, “i ricchi che pelano i poveri”. Poi sarà la volta delle imboscate parlamentari, le divisioni politiche, le rappresaglie amministrative. Sì perché dobbiamo avere ben in mente che significa chiudere i tre rubinetti spalati della spesa pubblica .Il primo è quello della la spesa sanitaria: la Riforma Bassanini ha fatto i danni più grossi consegnando alle Regioni il potere di clonare le tasse sulla pelle degli italiani. Il secondo rubinetto è il taglio della spesa nella giustizia che significa la centralizzazione dell’organizzazione e delle risorse così come vuole la Costituzione,e se non riformiamo la giustizia siamo alla canna del gas.Il terzo rubinetto è la spesa scolastica, dobbiamo digitalizzare la didattica e restituire potere organizzativo al ministero. Tre tipologie di tagli che gioverebbero alla salute, al diritto e alla cultura che ora foraggiano interessi incrostati. Subito dunque senza aspettare le elezioni del 2015.

La politica è in grado di reggere questo? Noi sappiamo bene che l’Italia ha ancora tanti punti di forza: il nostro sistema produttivo ha una vitalità non tutta devastata, nella nostra contabilità collettiva ci sono solidità sconosciute a chi finge di star meglio di noi. Quel che si deve fare facciamolo con le nostre mani. E non rimaniamo attoniti per lo scompaginarsi dei due poli che è sempre più evidente .E’ molto chiaro che la fase uno è in corso : prima il pdl, poi il pd si spaccano e si scremano; la fase due è la trasmigrazioni e il confrontarsi con la sottoscrizione di un programma condiviso sia da una parte che dall’altra. La fase tre dovrà poi vedere nascere una nuova maggioranza di governo, più ristretta ma – forse – un po’ meno disarticolata di quella nata per ragioni di sopravvivenza nel febbraio 2013! Ciò che riteniamo giusto è evitare la sciagurata ipotesi di far cadere un governo di larghe intese che il giorno dopo eventuali elezioni anticipate si dovrebbe riformare per mancanza di alternative. E’ toccato al pdl per primo ora è tempo per il pd: da una parte una fragorosa scissione azzurra, ora avanti con la scissione rossa che già c’è ma è più silenziosa.

Non possiamo più permetterci debolezze di finta grande coalizione che sopravvive in una crisi istituzionale ancora presente. Dunque come quel gioco che da bambina mi entusiasmava mi auguro che il caleidoscopio dei colori della politica italiana si ricostituisca diversamente per cominciare a veder nascere e crescere la Terza Repubblica e per far fronte ai matti scatenati contrari ad una maggiore integrazione europea e favorevoli alla fine dell’euro. Bisogna far largo a forze nuove ed essere meno presuntuosi: noi siamo invogliate a provarci grazie agli spazi che si saranno aperti e grazie soprattutto a gente italiana sana di testa e soprattutto onesta.

Il Governo Letta ora si assuma la responsabilità di proseguire senza indeterminatezze e insicurezze, non rincorra il traccheggio “va bene qualunque modifica purché lasci invariati i saldi”.No la legge di stabilità deve essere approvata senza gli emendamenti che altro non sono che prove di forza insopportabili demenzialmente elettorali.

Avanti popolo

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