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Il governo traballa, ma va avanti. E gli ultimi fatti sembrano proprio accelerarne la fine non mancano le questioni da affrontare, ed è pure necessario che si trovi il tempo per procedere a poco differibili nomine.

Tra queste non dovrebbero ritardare quelle della Società Gestione Impianti Nucleari, meglio nota come Sogin, il cui consiglio di amministrazione è scaduto con l’approvazione del bilancio 2012. Il 3 luglio l’Assemblea non ha nominato il nuovo Cda, la prossima convocazione è prevista per il 22 luglio per allora il rappresentante del Ministero dell’Economia dovrà sciogliere la riserva indicando i nuovi dei nuovi componenti del Cda.

I precedenti

Saranno davvero nuovi? Oppure vi è la possibilità della conferma di qualcuno degli attuali amministratori? La prassi seguita dal 2002, con la sola eccezione di Carlo Jean, lo escluderebbe; ci sono sì stati dei ritorni (ad esempio Maurizio Cumo due volte presidente), ma ben poche riconferme: difficile che si siano questa volta. Anche perché dalla Sogin del 2010 a quella del prossimo futuro è, di molto, cambiato il contesto.

La legge

La legge n. 99/2009, oltre ad azzerare il Cda di Sogin e prevedere la ridefinizione dei suoi compiti e delle sue funzioni con la sua attuazione (Dlgs 31/2010) ha affidato a Sogin la responsabilità di realizzare e gestire il Parco tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi italiani, nel quale si sarebbero svolte attività di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico.

Il deposito della discordia

La necessità dell’individuazione del Deposito dovrebbe essere evidente, su quanto ciò non sia cosa facile crediamo sia altrettanto palese. Tuttavia parimenti manifesta dovrebbe essere l’esigenza di rivedere approccio e finalità del Parco tecnologico: non c’è più nessun (nuovo) nucleare da rilanciare, ben poca ricerca da fare. La priorità sarà la (sola) bonifica ambientale. E, dunque, tra chi ha i requisiti per realizzare quest’ultima che dovranno essere scelti i componenti del nuovo CdA.

I nomi

Non vorremmo poi bruciare nessuno ma tra i nomi circolati crediamo sia da escludere quello di Umberto Minopoli; non tanto per la vicenda del pizzino immortalato dai giornali ma per via della presidenza di Ansaldo nucleare. La società è tra i primi fornitori di Sogin e la nomina risale a soli tre mesi fa. Difficile anche l’approdo di Leonardo Senni ora Capo Dipartimento Energia del Ministero dello Sviluppo Economico, già in McKinsey, ma non certo esperto di nucleare.

Le indiscrezioni

Molto più probabile, invece, il tandem di (se non larga almeno) doppia intesa: Stefano Saglia, presidente, e Riccardo Casale, amministratore. Il primo politico d’esperienza specifica, sottosegretario con delega durante tutta l’ultima avventura nucleare, il secondo tecnico (d’area), ora all’Amiu di Genova e in passato all’Enea e in Nucleco, di Sogin controllata e braccio operativo.

Sogin, i nomi in ballo per il vertice

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