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Nel tirare dritto sui suoi “otto punti” di governo e nel ribadire il suo no a un accordo con il Pdl, Pierluigi Bersani sbaglia. Ne è convinto Piero Sansonetti, direttore del settimanale Gli Altri e autore del libro “La sinistra è di destra” (Rizzoli).

In un’intervista a Formiche.net l’ex direttore del quotidiano Liberazione spiega che “anche se ovviamente non mi rende contento”, la soluzione per uscire dall’impasse è una sola: “I due partiti che hanno provocato questo disastro e ci hanno portato al voto con un sistema elettorale che non era in grado di reggere, Pd e Pdl, hanno ora il dovere di tirarci fuori da questa situazione. Secondo me non c’è grande grande differenza tra di loro, ciò che hanno fatto negli ultimi anni lo dimostra, ma anche se ci fosse, devono uscirne insieme. Spetta in egual modo a entrambi, non solo al Pd”.

Quindi ha ragione Beppe Grillo quando dice che il Pd ha più cose in comune con il Pdl che con lui?
“In questo caso Grillo non c’entra, lui è solo la spia di un problema, non colui che l’ha causato. Per questo ora non tocca a lui”.

Bersani dice che tocca al Pd e propone un governo in otto punti. Come li giudica?
“Io sono stupito perché il programma che è uscito ieri dalla direzione del Pd è contro il Pd. Ed è buffo che sia lo stesso segretario del partito a proporlo. Il Partito Democratico è nato su una linea politica diversa, quella di Romano Prodi, dei Ds, della Margherita. Lo schema di Bersani abbatte tutto ciò che la sinistra ha fatto in questi vent’anni. E poi non si capisce perché non li ha lanciati prima delle elezioni questi otto punti”.

Qualcuno dice che strizzano l’occhio a Grillo anche se lui sembra non gradire, anzi togliamo il sembra…
“È il nuovo sport dell’intellettualità italiana fare l’occhiolino a Grillo e neanche offendersi se lui come risposta ti sputa in faccia”.

Come si spiega il suo successo?
“È l’espressione che sempre avviene in momenti di crisi così grave: una proposta non democratica, l’idea di una svolta totalitaria che smantelli il sistema politico italiano. Prendiamo per esempio l’attacco di Grillo all’articolo 67 della Costituzione sul vincolo di mandato: esso è la sostanza delle democrazie occidentali. Alcuni slogan del Movimento Cinque Stelle, come il reddito di cittadinanza, mi piacciono ma non c’è il minimo programma. Francamente mi colpisce la corsa ad assecondarlo”.

Il grande sconfitto di queste elezioni è il Partito Democratico. Peppino Caldarola a Formiche.net ha detto che è tempo per Pierluigi Bersani di fare un passo indietro e lasciare il posto a Matteo Renzi. Condivide?
“Il ricorso a Renzi mi sembra una forma di tardo grillismo. Si pensa a lui perché assomiglia più a Grillo rispetto a Bersani? Il sindaco di Firenze è un importante leader politico che ha perso seccamente le primarie. Può darsi che serva un nuovo leader per il Pd ma alle cariche si accede con un’elezione, non con una nomina”.

Nel suo libro dice che la sinistra non esiste più in Italia. Che mi dice allora di Nichi Vendola o di Antonio Ingroia?
“Vendola e Ingroia sono senz’altro più a sinistra di Bersani ma sono un’entità politica poco rilevante a livello di numeri. Attualmente il 95% del Parlamento è di destra”.

E il Pd?
“Il Pd in questi anni ha fatto una sola operazione: annientare la sinistra che ora va ricostruita da zero. Bisogna prendere atto del fallimento del partito di Bersani e cercare di ricostituire una forza che ora non esiste più in Italia. Sarà un’operazione difficilissima perché da vent’anni la sinistra non pensa più. Ma è necessaria perché la democrazia non regge in assenza di uno dei due poli. Solo rimettendola in moto per Grillo ci sarà meno spazio”.

Molti esponenti della vecchia sinistra italiana si sono uniti alla Rivoluzione civile di Antonio Ingroia che però non è riuscita a entrare in Parlamento. Perché?
“L’operazione di Ingroia non è stata ragionevole fin dall’inizio. È stato sbagliato lo stesso nome di Ingroia perché è un magistrato e non doveva fare politica. Anche la sua alleanza con i rimasugli del comunismo non era giusta. Io li ho votati ma per pura disperazione. Sicuramente la sinistra italiana non poteva ripartire da lì”.

Bersani deve governare con Berlusconi

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