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“Siamo realisti: la ripresa è molto improbabile in Francia e in Italia”: per tornare a crescere i due Paesi “devono assolutamente aumentare la loro produttività e crescere a livello tecnologico”. Ma il miglioramento della produttività e la reindustrializzazione “non si fanno per decreto”: “se le aziende in Francia e in Italia investono poco in nuove tecnologie, in ricerca e sviluppo, depositano pochi brevetti è perchè in questi due Paesi ci sono poche imprese capaci di utilizzare le innovazioni”. A scattare questa impietosa fotografia è Patrick Artus, chief economist della banca francese Natixis in un report, sottolineando che “al di là degli andamenti ciclici ci sono ragioni strutturali forti che fanno presagire che la crescita economica resterà molto debole in Francia e in Italia”. Per Natixis, infatti, la crescita potenziale a dieci anni si attesterà in Francia a +0,4% e in Italia a +0%.

I due Paesi, spiega Artus, “sono caratterizzati da guadagni di produttività molto bassi, da un progresso tecnico e una crescita potenziale molto debole”, e questo “compromette la ripresa di consumi delle famiglie e la ripresa degli investimenti delle aziende, visto che non possono anticipare ricavi o una domanda più forte nel futuro”.

Ma non solo. Italia e Francia, sottolinea il chief economist di Natixis, sono anche caratterizzate da “una competitività che si è deteriorata e da una perdita di quote di mercato nelle esportazioni che impedisce che la ripresa sia trascinata dal commercio mondiale”; “da una desindustrializzazione che impone un calo della domanda interna che non riequilibra il commercio estero, che indebolisce la produttivita”; “dagli eccessivi costi di produzione che indeboliscono la redditività che rende le aziende finanziariamente fragili, limita i loro investimenti”; “da una pressione fiscale elevata, necessaria per risanare i conti pubblici con una crescita potenziale molto debole e che penalizza l’offerta di beni e servizi”.

Affinché la ripresa possa ripartire, sottolinea il chief economist di Natixis, quindi, “servirebbe che i guadagni di produttività  aumentassero in modo da accrescere la produzione futura anticipata” e quindi ‘”permettere una pressione fiscale più bassa nel futuro e una riduzione del costo del lavoro”. Di conseguenza “migliorerebbe la competitività  e la redditività. Migliorare la competitività e la redditività con una diminuzione dei salari deteriorerebbe ancora maggiormente l’attività nel breve termine”.

Nel 2011 la ricerca e sviluppo privata rappresentava l’1,43% del pil in Francia e lo 0,68% in Italia (0,69% nel 2012) contro l’1,90% in Germania e l’1,89% negli Stati Uniti. In Francia e in Italia sono rispettivamente 39 per un milione di abitanti e 11,8 per un milione di abitanti i brevetti depositati all’Ufficio europeo dei brevetti, all’Uspto americano e al Patent Office giapponese. In Germania e negli Usa sono rispettivamente 69,5 e 44,8 per un milione di abitanti.

La crescita in Italia nei prossimi 10 anni sarà pari a zero...

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