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E’ passata appena una settimana dal debutto della sua lobby di pressione politica, ma per Mark Zuckerberg i primi problemi erano già dietro l’angolo. Facebook finisce subito sotto accusa sul Washington Post per “manovre” al Congresso volte a facilitare l’assunzione nella sua azienda di un maggior numero di dipendenti stranieri, senza rispettare norme più rigide previste dalla nuova legge sull’immigrazione.

La lobby
Il gruppo di pressione politica fondato da Zuckerberg è formato dai principali esponenti del mondo della high-tech, e si propone di sostenere riforme su questioni che vanno dall’immigrazione all’istruzione ai fondi per la ricerca scientifica. E secondo quanto scriveva il Telegraph l’ingresso di Zuckerberg nella politica americana si realizzava attraverso la creazione di un gruppo volto a fare pressione per rendere meno rigide le leggi sull’immigrazione e il sistema che regola la concessione dei visti.

Le pressioni di Zuckerberg
Secondo quanto riportato oggi dal Washington Post, i lobbisti di Facebook stanno facendo pressioni a Capitol Hill per inserire alcune parole nella nuova legge sull’immigrazione, che consentirebbero al colosso di Zuckerberg e alle altre aziende del settore tecnologico di essere esentate dal rispetto della norma che richiede alle aziende Usa uno sforzo “in buona fede” per favorire l’assunzione di personale americano rispetto a quello straniero e di quella che fissa di pagare stipendi più alti ai dipendenti stranieri.

Il compromesso
Secondo il Wp, le nuove misure a favore di Facebook farebbero parte di un compromesso raggiunto dall’industria tecnologica, che lamenta una carenza di personale specializzato, con quanti denunciano gli abusi commessi da alcune aziende sul programma di visti per i professioni, noto come H1B, che arruola forza lavoro a poco prezzo per massimizzare i profitti. Il quotidiano ricorda che di recente Facebook è stata bollata come “dipendente” dai visti H1B, avendo ormai superato la soglia del 15% di forza lavoro munita di questo permesso. Per questo motivo, l’azienda di Zuckerberg rischierebbe di dover rispettare le norme più severe previste dalla nuova legge sull’immigrazione, volte a colpire soprattutto le grandi aziende che impiegano ogni anno decine di migliaia di nuovo lavoratori H1B.

Il commento di Facebook
Interpellata dal Wp, Facebook non ha voluto commentare nello specifico sul visto, sottolineando invece come l’obiettivo della nuova legge sia quello di sostenere la ripresa economica del Paese: “Modernizzare il sistema di immigrazione per sostenere l’economia Usa e promuovere in modo responsabile l’innovazione è una delle priorità di Facebook e di tutti i nostri colleghi. Stiamo lavorando con il Congresso e altri per spiegare come funziona la nostra impresa e per assicurarci che le riforme non abbiano conseguenze non volute che possano minare l’obiettivo della legge”.

Le manovre di Facebook sull'immigrazione

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