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C’è un piccolo giallo a Bruxelles sui risultati italiani dei test che il governo, come tutti gli altri Stati membri dell’Ue, ha effettuato durante il mese di marzo su campioni di prodotti a base di carne bovina, per verificare se contenessero carne di cavallo, dopo le frodi scoperte a febbraio: i dati dovevano essere resi noti questa mattina, ma all’ultimo momento la Commissione europea ha ritardato la pubblicazione, a quanto sembra – scrive l’agenzia Tm News – a causa di una discrepanza importante, che ora si sta cercando di delucidare, fra i risultati italiani e quelli nel resto dell’Ue.

L’allarme sul dato italiano

In un’anticipazione pubblicata oggi dal quotidiano La Repubblica, si dà conto di un preoccupante 20% di campioni in cui sarebbero state riscontrate tracce di carne equina (93 casi su 454 test). I risultati, abbastanza omogenei, del resto dell’Ue hanno rivelato invece la presenza di carne di cavallo a un livello medio quattro volte più basso, ovvero nel 5% dei prodotti testati. Com’è possibile? C’è stata in Italia una scelta di campioni più ‘mirata’ verso i prodotti sospetti?

I numeri del Ministero della Salute

Un altro dato del ‘giallo’ è che, secondo fonti della Commissione, a Bruxelles in realtà risulta che il governo italiano avrebbe comunicato altri dati, 14 casi di presenza di carne equina su 361 test (meno del 4%), che sarebbero in linea con la media europea. Va ricordato che all’inizio il Ministero della Salute italiano aveva votato contro l’iniziativa, voluta dalla Commissione, adducendo il motivo che in Italia non c’era bisogno di fare ulteriori test, perché i controlli sanitari sugli alimenti sarebbero già i migliori d’Europa. Poi, comunque, l’Italia ha effettuato molte più analisi del minimo ‘prescritto’ da Bruxelles, che era di 150 test. Si sono comportate allo stesso modo anche la Francia (353 test) la Spagna (189) e soprattutto la Germania (878). Solo le autorità del Regno Unito si sono limitato al ‘minimo sindacale’ di 150 test. La Commissione ha annunciato che renderà noti i risultati di tutti i paesi appena possibile nel pomeriggio.

La precisazione

Attraverso una nota, il ministero ha però cercato di assicurare che non c’è alcun giallo intorno ai controllo sulla carne di cavallo. “Nessun giallo sui dati italiani relativi alla carne equina trasmessi a Bruxelles dal Ministero della Salute. L’Italia ha effettuato 361 controlli a campione dove sono stati riscontrate 14 positività alla carne equina (3,87 per cento). Questo era il programma originario”. Ma “in seguito a questi controlli nelle stesse aziende o in aziende collegate, dove sono state riscontrate le positività, il ministero della Salute italiano ha predisposto ulteriori controlli effettuando anche il prelievo di altri 93 campioni”.

E “in questo ulteriore campionamento sono state rinvenute 19 positività (pari al 20,43 per cento). La percentuale si alza sensibilmente poiché – spiega il ministero – si tratta di aziende dove erano già state riscontrate positività o erano aziende collegate in quanto fornitrici di materia prima. La decisione circa ulteriori controlli nelle aziende risultate positive era stata presa, quindi, per la verifica della rintracciabilità del prodotto e delle relative materie prime. Si tratta quindi – conclude – di due campionamenti non omogenei dal punto di vista statistico, i cui risultati non possono essere sommati”. Il numero di campioni da prelevare assegnato all’Italia dalla Raccomandazione europea era di 200, ricorda il ministero della Salute, che quindi ne ha fatti molti di più: 361 in prima battuta a campione, e altri 93 mirati.

Coldiretti: “Scandalo senza precedenti. Vogliamo i nomi”

Il dato sui 93 casi positivi preoccupa non poco la Coldiretti che attraverso il suo presidente chiede di rivelare i nomi dei prodotti. “E’ necessario rendere pubblici i nomi dei 93 prodotti (sui 454 esaminati) risultati positivi per presenza di carne equina superiore all’1% non dichiarata per fare davvero chiarezza su uno scandalo senza precedenti che ha truffato circa 30 milioni di consumatori che acquistano piatti pronti, danneggiato le ditte che si sono comportate correttamente e distrutto il mercato della carne di cavallo in Italia”, ha dichiarato Sergio Marini. Secondo il numero uno della Coldiretti “occorre fare immediatamente chiarezza sulle cause e i colpevoli per eliminare tutti i prodotti a rischio dal mercato, ma per prendere le precauzioni necessarie affinché questa situazione non si ripeta mai più per la carne e per tutti gli altri prodotti alimentari”.

Secondo il presidente della Coldiretti ”la responsabilità riguarda anche le autorità pubbliche a livello nazionale e comunitario che ora devono recuperare il tempo perduto con interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza e il percorso degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffe. Siamo di fronte ad un inganno globale che ha coinvolto anche le più grandi multinazionali del settore che dovrebbero seriamente interrogarsi sui propri sistemi di controllo qualità e sulle politiche di approvvigionamento delle materie prime adottate fino ad ora. Le aziende alimentari – ha concluso Marini – dovrebbero ora valutare seriamente l’opportunità di acquistare prodotti locali che offrono maggiori garanzie di qualità e sicurezza alimentare ed evitare lunghi, costosi ed inquinanti trasporti”.

Carne di cavallo tra accuse e smentite

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