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E’ il primo gesuita eletto, il primo dall’America Latina, il primo a scegliere il nome Francesco, per la sua devozione ai poveri. L’elezione di Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, a nuovo Papa rappresenta per la Chiesa cattolica una scelta storica, fuori dagli schemi, ma allo stesso tempo convenzionale. E’ il parere del New York Times, che dedica due articoli di analisi al nuovo pontefice, ‘Entrenched Troubles at Vatican Await a New Pope‘ e ‘A Conservative With a Common Touch’. Un parere, peraltro, condiviso da gran parte dei media statunitensi.

Il profilo di Bergoglio

Un Papa che è appassionato di calcio, si sposta in metropolitana, cucina da sé e si dedica ai poveri di Buenos Aires. Ma che è anche un teologo conservatore, contrario all’aborto, al matrimonio tra persone dello stesso sesso e all’ordinazione delle donne, temi su cui si è scontrato con Cristina Kirchner, presidente dell’Argentina. Meno energico, invece – ricorda il New York Times – si dimostrò nella lotta alla dittatura militare, durante gli anni ’70.

L’anti Ratzinger

Eleggendo il primo Papa del Nuovo Mondo, i cardinali della Chiesa cattolica hanno mandato un forte messaggio di cambiamento: il futuro risiede nel Sud e l’elezione di Bergoglio rappresenta la miglior scelta possibile per ispirare i fedeli. Il quotidiano di New York, però, si chiede se abbia le capacità per affrontare con forza le disfunzioni e la corruzione che hanno segnato gli otto anni di papato di Benedetto XVI. Papa Francesco non ha mai avuto a che fare con la Curia e nel 2005, dopo aver sfiorato l’elezione, si dichiarò sollevato di non essere stato scelto. “Nella Curia sarei morto, la mia vita è a Buenos Aires. Senza la gente della mia diocesi – raccontò ai media italiani – senza i loro problemi, sentirei la mancanza di qualcosa ogni giorno”.

Il giudizio di Melloni

Per alcuni versi, Bergoglio sembra l’anti-Benedetto XVI. E’ un pastore che scalda i cuori della gente, un buon comunicatore. “Il regno dei teologi è finito, questo è il regno dei pastori” ha dichiarato al Times Alberto Melloni, autore di molti libri sul Vaticano. Secondo molti esperti, lo scontro era tra un candidato che facesse pulizia in Vaticano – ma sembrava favorito Angelo Scola – e uno che proteggesse gli interessi della Curia, su tutti il brasiliano Pedro Scherer. Poi, invece, la scelta del cardinale “preso quasi alla fine del mondo”.

Le sfide di Papa Francesco

Il compito di Francesco sarà arduo, sottolinea il New York Times: dovrà affrontare un secolarismo sempre più forte, la crisi del sacerdozio, la crescente competizione portata dalle Chiese evangeliche nell’emisfero meridionale, lo scandalo degli abusi sessuali, quello riguardante la banca vaticana. Per molti, comunque, la sua estraneità alla Curia sarà un valore aggiunto, permettendogli di avvicinarsi alle istituzioni con uno sguardo nuovo, e di fare pulizia.

Bergoglio? Un conservatore vicino alla gente

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