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Pubblichiamo l’executive summary sulla “Prospettiva generale 2013” del rapporto annuale dell’Osservatorio strategico del Centro militare di studi strategici militari (CeMiSS) che sarà presentato il 27 febbraio al Palazzo Salviati di Roma. Il testo raccoglie la produzione sviluppata per ognuna delle 13 aree monitorate nel 2012 e fornisce un quadro prospettico e previsionale nel breve termine.

Il biennio prossimo sarà caratterizzato più dai vuoti e dalle discontinuità di potenza a livello globale che non dalla rassicurante degradazione progressiva di un ordine mondiale o dal visibile emergere di nuove costellazioni di potere. Per questo è più opportuno cominciare a concepire le relazioni globali come suddivise in reti areali con significato geopolitico e geoeconomico (geonetworks), percorse da flussi strutturanti (shaping flows).

Il Geonetwork Pacifico è dominato dallo spostamento del centro di gravità strategico verso il Mar Cinese come oggetto di acute controversie marittime, ma sullo sfondo di un ambiguo controverso gemellaggio tra Cina e Stati Uniti, legati dalle dinamiche della crisi economica globale. Siamo in presenza di un tentativo di rimonta USA nell’Oceano Pacifico che per ora esclude azioni di forza, anche perché l’intero continente delle Americhe sarà caratterizzato da agende di riassetto interno in tutti i Paesi guida (Usa, Messico, Venezuela, Brasile).

Il Geonetwork Indiano vede la rivalità strategica tra Cina ed India muoversi dalle frizioni lungo l’arco himalayano alla lotta d’influenza per espandere la presenza nell’Oceano Indiano, nonostante Washington sia ancora la potenza navale dominante. Al tempo stesso sta emergendo una relazione fluida tra Cina, India ed Usa che potrebbe portare ad una marginalizzazione nel medio termine del Pakistan, conclusa la parte militare dell’intervento in Afghanistan.

Il Geonetwork Africano si distingue per la paralisi dei tre Paesi leader (Egitto, Nigeria, Sudafrica), dovuta a tensioni interne o processi post-rivoluzionari cui fanno da contrasto le attività espansive di Cina, Usa, India, Brasile e Turchia.

Il continente promette crescita ed un probabile affievolimento dei conflitti nel Corno d’Africa, specialmente in Somalia. D’altro canto le lunghe lotte per il controllo delle risorse minerarie chiave nella Repubblica Democratica del Congo e per l’economia petrolifera lungo il Nilo Bianco non sono risolvibili nel breve periodo.

Nel Geonetwork Atlantico è più fortemente avvertibile il doppio vuoto d’iniziativa politico-strategica euroamericana di fronte alla gestione della crisi economica globale (di cui l’assalto finanziario all’Eurozona non è che un teatro) e delle posizioni rispetto agli esiti delle Rivoluzioni Arabe. È chiaro che i due attori principali, Europa e Stati Uniti, sono fortemente impegnati sul fronte interno (difesa dell’Eurozona e Fiscal Cliff), ma che anche i due comprimari principali, Russia e Turchia, non riescono nel breve termine o a risolvere le proprie persistenti carenze interne o a ritrovare assi di politica estera efficaci.

La discontinuità globale del prossimo biennio

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