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La campagna elettorale 2013 non passerà di certo alla storia per brillantezza e incisività. Forse ciò vale ancor di più per le questioni ambientali ed energetiche, tenute ai margini da gran parte delle forze in campo, nonostante la loro indubbia strategicità.

Ma proviamo a fare una fotografia sintetica dei programmi elettorali in campo energetico dei principali partiti.

Pd

Il Pd auspica una politica industriale “integralmente ecologica” e afferma la necessità di orientare il sistema delle imprese verso alcune grandi aree di investimento, tra cui la mobilità sostenibile, il risparmio e l’efficienza energetica. L’ambiente viene considerato un “bene indisponibile alla logica del mercato e dei profitti”, così come l’energia e l’acqua, beni comuni per eccellenza. L’efficienza energetica è per il Pd la vera fonte di energia del futuro, mentre per le rinnovabili si sottolinea l’opportunità di favorire un’industria nazionale e di filiera. Il programma ci sembra non molto analitico rispetto ai temi fondamentali dell’infrastrutturazione energetica e delle reti, o del mercato elettrico che verrà. Da sottolineare il favore con cui si guarda ad un’eventuale “carbon tax”.

Lega Nord

La Lega Nord pone al centro il costo dell’energia per le imprese. Secondo il Carroccio nel settore “serve un federalismo energetico da attuarsi sia a livello nazionale che a livello regionale, puntando sulla produzione di energia dove la richiesta risulta più elevata e nelle zone di maggior utilizzo: ogni Regione deve essere autosufficiente dal punto di vista energetico”. Non ci sembra però che l’autosufficienza energetica regionale possa rappresentare un fattore di successo (l’energia ragiona in termini quantomeno continentali) mentre la spinta sulle fonti rinnovabili viene sostenuta fortemente, ma affrontata senza spiegare come si finanzierebbero gli incentivi.

Pdl

Restando nel perimetro del centrodestra, il Pdl pubblica uno schema di proposte che si basa sulla “diminuzione della tasse che incidono sul costo dell’energia”, sulla necessità di “azioni che favoriscano la concorrenza”, sullo sviluppo “del sistema degli incentivi per le energie rinnovabili evitando rendite di posizione”, sugli “investimenti in nuove tecnologie per la riduzione del consumo”. In una recente intervista Stefano Saglia, ex sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all’energia, sintetizza: il caro-energia si combatte con un mix diversificato e più infrastrutture (Saglia pensa soprattutto si rigassificatori), i ritardi sulle infrastrutture con l’abolizione del Titolo V della Costituzione, che di fatto crea una concorrenza insanabile tra Stato e Regioni sulle decisioni più rilevanti. In materia di incentivazione, sembrerebbe invece essere arrivato – secondo Saglia – il turno delle biomasse.

Sel

Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola è molto critica sulla Strategia Energetica Nazionale
confezionata dal governo uscente, in particolare ove essa punta sul gas o sulla ricerca di idrocarburi. In tema di rinnovabili, la strategia futura dovrebbe basarsi secondo Sel sul proseguimento degli incentivi al fotovoltaico per i piccoli impianti. Il partito di Vendola intende puntare sulla generazione elettrica distribuita, sull’energia eolica con la partecipazione al capitale delle comunità locali (un’esperienza realizzata in Inghilterra con buon successo, ndr). Si tratta di un programma ambizioso, che però forse non tiene conto dei tempi di dispiegamento (le fonti non rinnovabili saranno per lungo tempo ancora molto competitive, e al mercato non si può imporre di non usarle) e dell’incoerenza politica a livello locale, ove i territori contrastano l’insediamento di nuove opere, anche energetiche. Tanto più se per Sel non sembra essere (come è per altri) una priorità la riforma del Titolo V della Costituzione.

Monti – Scelta Civica

L’Agenda Monti si pone in continuità con la Strategia Energetica Nazionale, in particolare per quanto riguarda la visione di un Paese che diventi “hub energetico” del Mediterraneo. Intende perseguire la riduzione del costo dell’energia liberalizzando il mercato (va dato atto a Monti di aver rotto lo storico rapporto corporate tra Eni e Snam rete Gas: rottura da perfezionare, certo, ma avvenuta). Monti pone il tema della governance, auspicando lo snellimento delle procedure (in questi giorni si sta approvando l’Autorizzazione Unica Ambientale) e la modifica del Titolo V della Costituzione, che riporterebbe al centro il potere decisionale su infrastrutture e impianti strategici.

Movimento 5 Stelle

La maggior parte del programma del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo si concentra sullo sviluppo dell’efficienza energetica degli edifici e delle centrali, e sui concetti di cogenerazione e di sviluppo delle biomasse. Nette le prese di posizione sui cavalli di battaglia storici, come l’eliminazione degli incentivi CIP6 (un aiuto mascherato ai produttori da fonti fossili) o il favore con cui guarda alla generazione distribuita. Un po’ velleitari, ci permettiamo, i punti in cui si parla di incentivazione dei biocombustibili: non viene spiegato con quali fondi si baserebbe il sistema di incentivi (che sia la bolletta?).

Rivoluzione Civile

Rivoluzione Civile critica fortemente la Strategia Energetica Nazionale montiana e l’iperliberismo dei governi precedenti che avrebbero frenato le rinnovabili (per la verità i dati dicono altro) considera irrealizzabile l’hub del gas vagheggiato da Passera. Il movimento di Ingroia si dichiara favorevole agli incentivi alle rinnovabili, punta il dito nei confronti dell’overcapacity di produzione elettrica da fonti tradizionali. Fondamentale per Rivoluzione Civile sono l’ammodernamento della rete di distribuzione e la nuova pianificazione della capacità produttiva di energia elettrica.

Fare per Fermare il Declino

Molto tecniche e dettagliate (oltre che diametralmente opposte a quelle di Ingroia) le proposte di Fare per fermare il declino. Il movimento di Oscar Giannino vorrebbe, tra gli altri punti, accelerare il decalage degli incentivi alle rinnovabili previsto dall’ultima normativa e addirittura rinegoziare i sussidi concessi nel passato agli operatori laddove diano luogo a extraprofitti. Secondo Fare la Strategia Energetica Nazionale tratteggiata dal Governo Monti non coglie nel segno, poiché lo sviluppo del sistema energetico “non può essere pianificato ma deve essere un prodotto delle libere scelte di operatori e consumatori”. Ma soprattutto Giannino vorrebbe arrivare alla privatizzazione totale di tutte le società del settore oggi in mani pubbliche (incluse le reti). Un sogno per qualcuno, un incubo per molti altri.

Giovanni Galgano, Managing Director di Public Affairs Advisors

Guida alle elezioni. Le idee energetiche di Bersani, Berlusconi, Monti, Grillo e Giannino

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