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Che sia la Regione più ambita lo dimostrano tutti i movimenti, sommovimenti, accordi e accordicchi che stanno nascendo all’ombra del Pirellone in vista di un imminente quanto imprecisato ritorno alle urne.
 
La strategia leghista la indica senza tanti giri di parole il sindaco di Verona, e maroniano della prima ora, Flavio Tosi: “Il patto con il Pdl è alleanza a Roma e le tre regioni più importanti del Nord, cioè Lombardia, Piemonte e Veneto, a guida leghista”.
Prendere o lasciare perché, spiega Tosi, se al Pirellone il Pdl propone un candidato non della Lega, vuol dire che non vuole l’alleanza con la Lega”. E sul suo nome gli elettori del Carroccio potranno esprimersi nei gazebo allestiti ad hoc questa domenica, anche se il più quotato sembra essere Roberto Maroni. È stato lo stesso segretario del Carroccio, in un’intervista al Corriere della Sera di oggi, a proporsi: “La massima ambizione di un federalista, senza dubbio, è quella di poter governare la propria Regione. Per quanto mi riguarda, ne sarei onorato, e posso anche dire che sarebbe per me certamente più importante e gratificante che non fare il ministro”.
 
Un autocandidatura che fa storcere il naso al Pdl. Per quanto possa tenere all’alleanza con la Lega, il partito capeggiato da Angelino Alfano difficilmente accetterà la candidatura di un uomo del Carroccio per la coalizione di centro destra. Ciò significherebbe infatti cedere senza riserva anche l’ultima delle tre Regioni più ricche d’Italia alla Lega, già regina in Veneto e Piemonte con Luca Zaia e Roberto Cota.
La strada che indica il superfavorito di centro-destra Gabriele Albertini potrebbe essere una corsa a tre, con Maroni o un altro leghista e un candidato di centrosinistra suoi avversari. Anche se puntualizza che la sua non potrà essere una candidatura targata solo Pdl ma di “un’alleanza fra tutte le forze che sono iscritte al Ppe di cui faccio parte” e “aperta a tutte le espressioni e associazioni dell´area liberale e moderata come ItaliaFutura”.
 
La corsa divisa di Pdl e Lega finirebbe per favorire all’ambito trono il centro-sinistra. Quindi urge trovare un rimedio. La soluzione di compromesso potrebbe essere, dopo la consultazione leghista, il ricorso alle primarie di coalizione. È la via suggerita dal segretario della Lega lombarda, Matteo Salvini (“Lasciamolo decidere ai cittadini lombardi questo fine settimana nei duemila gazebo della Lega e, perché no, fra qualche settimana al gazebo di tutto il centro destra”) e anche dall’ex ministro Renato Brunetta che vede nel cantiere lombardo una cartina sole delle future elezioni nazionali: “Se si facessero le primarie in Lombardia sarei d´accordo, dovrebbero precostituire quel rassemblement dei moderati, con Lega e magari anche con l´Udc, e andare alla ricerca di quei volti e di quelle personalità di grande consenso. Credo che potrebbe essere una sperimentazione tale da dare indicazioni importanti per le prossime elezioni politiche”, ha detto oggi ad Omnibus.
 
Contraria a questa ipotesi l’Udc che, con Lorenzo Cesa, si domanda: “Ma di che cosa stiamo parlando? Chi parla di moderati si riferisce per caso anche alla Lega? Il partito di Bossi e Maroni è espressione del mondo moderato? Ogni discorso serio – prosegue – non può basarsi su contraddizioni grandi come una casa. Il Pdl è chiamato a sciogliere questi nodi, prima in Lombardia e poi a Bucarest (al Congresso del Ppe)”.

Lombardia, il lodo Maroni e il regalo al Pd

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