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“E così rivesto la mia nuda perfidia con parole a me estranee, rubate ai sacri testi. E sembro un santo mentre faccio la parte del diavolo.”
(“Riccardo III” – William Shakespeare)
 
Se siete dotati di una spiccata sensibilità, leggete questo articolo. Il mio ruolo, in questo gioco delle parti plasmato dalla grafia, non è tenervi al riparo. Proteggervi dalla realtà. Imbellettarla come un’orrenda, sifilitica, zitella che tenti di non far mostra delle sue piaghe. Perché di piaghe stiamo parlando. E della matrice della cosmetica che viene impiegata per occultarle.
Vivisezione.
 
E, probabilmente, a molti di voi baleneranno nella mente tutti quei video nella rete. Quelli sui quali non avete mai avuto la freddezza di cliccare. Vecchia storia. Lontana storia. Perché, se avviene a distanza, allora è più facile poter presentare a noi stessi un “…e io che ci posso fare?”. Addolorati. Disprezzanti. Ma pur sempre impossibilitati.
Io sono stata la prima a sentirmi così per molto tempo. Amareggiata. Ma incapace. Giudicante. Ma impotente. Le due facce d’una medaglia di latta.
Poi ho appreso che l’Orrore (per citare un gran libro) se ne stava a circa km 600 da casa mia. E, nell’epoca dei Concorde e della Freccia Argento, coincide con un più o meno “dietro l’angolo.”
 
Ripeto. Se siete sensibili, aprite gli occhi. Perché la Sensibilità è Forza. Non debolezza. E’ Esserci. E’ saper distinguere. Voler distinguere. E’ una coscienza fiera che si arma in battaglia.
Monza. Correzzana per l’esattezza. Harlan è il nome dell’azienda. Là vengono custoditi animali destinati alla vivisezione.
Numeri. La realtà si nutre di numeri. 150 scimmie già arrivate dalla Cina. 750 arriveranno a breve.
 
Dal ministero della Salute sono stati inviati già a Corazzana degli ispettori per far luce su un’operazione mai tanto grande numericamente. Va ugualmente rilevato che gli stessi permessi d’importazione e uso delle cavie sono stati rilasciati dai veterinari dello stesso ministero il 31 gennaio 2012. Palcoscenico dei ruoli.
Secondo i Nas attualmente è tutto regolare. L’ambiente e le condizioni igieniche sono a norma.
Scienza. “Noi lo facciamo per la scienza…”. Un po’ come quelle giustificazioni buttate là, quando non avevamo studiato. “Ma io avevo mal di pancia…”.
La Scienza che opera per l’uomo. A vantaggio dell’uomo. Sacrificando la sua Umanità. Altare del corpo e del pensiero. Per l’uomo.
 
Per me. Per te, mio lettore. Un uomo in camice, armato di bisturi e contratto a tempo indeterminato, prende un macaco e lo dispone su un tavolino di metallo. Vorrei tu sapessi immaginare il gelo della lastra. Vorrei avvertissi la puzza di paura nell’aria, spinta a forza dalle ghiandole. Vorrei fosse la tua sensibilità a portarti là dentro. A guidarti dove non vorresti mai entrare.
Vorrei tu sapessi indovinare la lama del bisturi. Immagina la sua lunghezza. L’ ago dell’anestesia. Vorrei che ti sembrasse di udire appena “A questo qua dobbiamo togliere i reni! Diamoci una mossa!”. Il tempo che si ferma. Aria stantia. Il frastuono di gabbie metalliche che si ingigantisce lentamente.
Vorrei percepissi il solco sulla pelliccia che cede. Poi la pelle. Infine la carne. Tutto in una volta. Uno squarcio netto in una vita. E un paio di guanti in lattice che sbrigativamente estraggono le viscere. Requiem. Cali il sipario. Urla per i titoli di coda.
 
Vorrei tu potessi supporre le infezioni cui vengono sottoposte le cavie. Le ustioni. Le amputazioni di arti. L’isolamento dai loro simili. O lo stridio nei timpani di pareti metalliche che iniziano a muoversi, lentamente. Per stritolare l’animale.
Vorrei tu riuscissi a farlo, perché io non vorrei riuscirci. Perché è aberrante. E se digito “vivisezione” su google-immagini, la mia faccia si contrae in una smorfia disgustata e triste. E d’istinto cerco quella “x” rossa in alto, senza dover guardare le scene.
Allora il mio diventa un crudele invito. A te. Prova a battere questi 11 caratteri sulla tastiera. E prova a prestare attenzione.
Se cercherai di ignorarlo. Se qualcosa dentro di te tenterà in tutti i modi di farti cliccare sulla finestra accanto, una finestra pulita e innocente. Se una vocina sembrerà bisbigliarti “ma che stai facendo?”. Se intuitivamente aprirai il più confortevole Facebook. Allora. Sarà allora che forse ti renderai conto che no. Che tu, proprio tu, non riesci concretamente a ignorarlo.
 
In questa direzione si sta muovendo la Lav, la Lega anti vivisezione, che sta premendo affinché il Senato approvi l’articolo 14 del disegno di legge comunitaria 2011, riguardante il divieto di allevare cani, gatti e primati sul suolo nazionale. Se ciò accadesse, verrebbero fortemente minati gli interessi di aziende come la Harlan e la Green Hill, un complesso aziendale quest’ultimo, situato a Montichiari, dove vengono tenuti cani beagle destinati alla vivisezione.
E, se nel leggere queste ultime righe una imprevista forma di speranza ti si animerà dentro, allora forse, la tua Sensibilità non somiglierà a una forma di fiacchezza. Ma di fermezza. Forse la tua Umanità pretenderà qualcosa in più dell’umanamente conveniente. E, forse, sarà a quel punto che dentro di te l’Uomo si schiererà contro l’uomo.
 
Autrice Eve Delirio

Caso Harlan: l'Uomo contro l'uomo

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