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Ieri Angela Merkel è intervenuta nel parlamento israeliano a Gerusalemme. Ha salutato in ebraico la Knesset con un ringraziamento per averle permesso di parlare in quel luogo che ha definito “onorevole”. Quindi ha proseguito nella propria lingua: il tedesco.
È stata definita “interlocutore privilegiato” perché prima di lei nessun altro primo ministro si era rivolto direttamente alla Knesset, prerogativa questa riservata ai capi di Stato.
Un´occasione per ricordare che, oltre ai cento miliardi di euro versati da Berlino negli ultimi sessant´anni,  “la Germania non abbandonerà mai Israele”.
Lo stretto legame tra i due paesi si è rinsaldato nel momento in cui Iran e Hamas hanno accentuato i toni di sfida contro lo Stato ebraico.  “Chi minaccia Israele minaccia noi”, ha detto la Merkel. Un chiaro avvertimento per la Repubblica islamica che attualmente risulta essere partner commerciale di circa cinquemila aziende tedesche.
Anche se in segno di dissenso verso il cancelliere tedesco alcuni deputati di destra hanno abbandonato l´aula parlamentare, i dissapori e i rancori che per mezzo secolo hanno caratterizzato i due popoli oggi appaiono come un´eco lontana.
Con la visita di ieri si è suggellato l´impegno tedesco nello scacchiere mediorientale. La prossima data importante è giugno, quando a Berlino si terrà la conferenza internazionale sul Medio Oriente: elemento decisivo di questo appuntamento internazionale sarà la necessità di sostenere la nascita di un vero e proprio Stato palestinese, per contribuire ad aumentare la sicurezza dell´area.
“Non è la comunità internazionale a dover dimostrare che l´Iran vuole la bomba atomica, ma l´Iran a dover dimostrare che non la vuole”. Sono queste frasi pronunciate dall´ospite tedesco, e non tanto la volontà di cercare una soluzione al conflitto israelo-palestinese, a coronare l´implicito patto di amicizia tra i due Stati. A discorso ultimato, la Knesset saluta la Merkel con un interminabile scroscione di applausi.

Germania: patto con Israele

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