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Si continua a scaricare la problematica migratoria sui Paesi di prima accoglienza, ovvero sulla cintura dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ciò che manca è l’Ue.

Lo dice a Formiche.net il neo responsabile del dipartimento di Immigrazione di Forza Italia, Alessandro Battilocchio, che ragiona su come modificare in meglio anche il Patto per le migrazioni e l’asilo (con un occhio alla Libia).

Nel Regno Unito parte il nuovo “sistema a punti” per l’immigrazione per accogliere solo lavoratori altamente qualificati che parlano l’inglese, grazie a liste di priorità legate al possesso di un contratto di lavoro già garantito. È replicabile anche in Italia?

È un esperimento interessante da seguire con grande attenzione. Certamente ci sono da noi meccanismi contrattuali molto differenti, quindi non sappiamo se una ricetta che funziona in Gran Bretagna poi può avere un’applicazione mutuabile, sic et simpliciter, qui. Ma è comunque un modello di cui dobbiamo assolutamente seguire l’evoluzione.

Ad Augusta intanto è sbarcata la nave Ocean Viking con a bordo 236 migranti, che aveva richiesto un porto sicuro il 27 aprile, ma l’ok è arrivato il 30. Si rischia un nuovo scontro?

Innanzitutto osservo che anche in questo caso c’è un attore mancante: l’Ue. Si continua a scaricare la problematica sui paesi di prima accoglienza, ovvero sulla cintura dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo che non possono ovviamente gestire il tutto con una accezione nazionale. Il rischio è che poi accadano delle tragedie che rappresentano una sconfitta per tutti. La nostra posizione è molto netta: si debbono combattere i trafficanti e si devono proteggere i confini. Inoltre occorre dare un ruolo sempre maggiore, con anche dei mezzi adeguati, all’agenzia europea dedicata, nella consapevolezza che tale situazione va affrontata in luce. Ma la risposta europea è sempre troppo flebile e tardiva.

Nel suo primo discorso alle Camere il premier Draghi disse che una delle sfide più rilevanti era il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo. Ma…

Mi auguro che l’Italia faccia sentire di più la sua voce. Il Patto presenta elementi positivi, come la creazione di meccanismi comunitari di controllo alla frontiera e il rafforzamento del ruolo di Frontex. Ma abbiamo anche riscontrato delle criticità.

Eccone una. L’Italia in virtù del nuovo Patto dovrebbe essere chiamata ad aumentare la capienza dei propri centri di ben 7 volte in periodi normali, come emerso da un paper di EuroMed Rights, e addirittura di 50 volte in anni di flussi più intensi come accaduto nel 2016. Su questo aspetto come interverrete?

Sono numeri assolutamente insostenibili per il nostro paese. Il concetto di fondo è l’impossibilità di continuare con lo status quo: ovvero scaricare sull’Italia l’intera responsabilità gestionale. Su questo aspetto noi dovremmo rivedere l’intero impianto di questo Patto. La linea di FI prevede un piano Marshal per l’Africa, con percorsi e cooperazione internazionale comprese sinergie di stampo economico che potrebbero rappresentare un’opportunità per le nostre imprese.

In che modo?

Sviluppando una sinergia diversa con paesi terzi che sono impegnati in prima linea sul tema. Quindi un rapporto anche diverso sia con i paesi del nord Mediterraneo sia con quelli che si pongono sulla cosiddetta rotta balcanica.

Cosa pensa dell’aggressione al peschereccio italiano dinanzi alla Libia? Quale la ricetta per preservare l’incolumità dei nostri connazionali e al contempo combattere efficacemente il business degli scafisti?

Sull’aggressione chiediamo che il ministro degli Esteri venga a riferire in Aula. Abbiamo già espresso solidarietà agli aggrediti. Il rapporto italiano con la Libia è centrale, ora è in corso una fase molto delicata dovuta alla stabilizzazione istituzionale, dove il governo attuale deve traghettare il paese alle urne. Fino al periodo delle cosiddette Primavere arabe siamo stati in difficoltà con alcuni paesi: ma da qui a dicembre saranno mesi decisivi anche grazie alla nuova interlocuzione con l’esecutivo di Dbeibah. Non dimentichiamo che tra Italia e Libia c’è un patto di amicizia siglato da Silvio Berlusconi. Più in generale l’Italia si ricordi del ruolo che le ha affidato nel Mediterraneo la geografia.

twitter@FDepalo

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