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Cambio nell’azionariato di Tap, la società che fa capo al Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto che a partire dal 2020 comincerà a consegnare in Europa il gas dall’Azerbaigian, portando solo in Italia 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Ieri è stato annunciato che a breve l’italiana Snam acquisirà una quota del 20% dalla norvegese Statoil. L’operazione dovrebbe concludersi entro la fine del 2015 e, secondo una nota, ammonta a 130 milioni di euro.

LE PAROLE DI TAP

Per Ian Bradshaw, managing director di Tap, “la joint venture” della società “è da sempre aperta all’ingresso di nuovi partner strategici”. L’entrata di Snam “contribuirà ad arricchire” il modello di joint venture che mette insieme produttori, operatori midstream e buyers” per sviluppare il progetto. Avere Snam, ha aggiunto il manager, “contribuirà a migliorare la posizione strategica di Tap come progetto per l’Europa, che trasporterà una nuova risorsa di gas nei mercati energetici del vecchio Continente”.

L’USCITA DI STATOIL

L’uscita di Statoil, spiegano da Tap, era prevista da tempo. La compagnia norvegese (gran parte delle sue azioni sono in mano pubblica, ma il controllo è dello Stato), ha deciso di effettuare una serie di dismissioni per puntare in modo più forte nel suo raggio d’azione tradizionale, il Mar del Nord. Per l’azienda nordeuropea – impegnata solo in una fase del progetto – quello in Tap è stato prevalentemente un investimento finanziario, che ora ha deciso di valorizzare.

IL NUOVO AZIONARIATO

Al termine di questo rinnovo, i partner del progetto saranno British Petroleum (20%), Socar (20%), Snam (20%), Fluxys (19%), Enagás (16%) e Axpo (5%).

LO SGUARDO ALL’EUROPA

“Il matrimonio tra Snam e Tap” era “nell’ordine delle cose”, scrive oggi il Sole 24 Ore. “Buona parte del futuro del gas che incrocerà questa pipeline è destinato a incrociarsi – facendo leva sulla rete nazionale gestita dal gruppo – con quello del sistema dei gasdotti che Snam è riuscita altresì a sviluppare al di là delle Alpi, potendo contare anche sulla cruciale alleanza con i belgi di Fluxys”. Senza contare – rimarca il quotidiano confindustriale nell’articolo di Celestina Dominelli – che, “su quel fronte, è puntata stabilmente la bussola dell’Europa, come pure del governo italiano, che ha inserito il tubo tra i progetti di interesse comune, perché funzionale all’apertura del corridoio sud del gas, uno dei 12 canali giudicati prioritari da Bruxelles per centrare l’agognata integrazione dei mercati energetici degli Stati membri”.

LA SFIDA ALLA RUSSIA

Secondo Repubblica, con la mossa di Snam “passa dall’Italia la sfida dell’Unione europea alle forniture di gas garantite dai russi di Gazprom”. Perché, scrive Luca Pagni, “la motivazione geografica è diventata anche industriale”. Il gas, spiega Pagni, passerà prima attraverso le infrastrutture della Turchia, mentre dovrà essere realizzato da Tap un nuovo gasdotto che attraversa la Grecia, l’Albania per poi passare sotto l’Adriatico. L’opera ha il sostegno della Ue e fa parte delle iniziative prese da Bruxelles per differenziare le forniture di gas metano che ora vedono il colosso Gazprom in netta posizione di vantaggio, soprattutto da quando l’Algeria ha drasticamente ridotto le sue forniture. Alcuni paesi dell’ex blocco sovietico nell’Europa dell’est dipendono da Gazprom per il 100 per cento del loro fabbisogno. tanto che l’Antitrust Ue ha aperto una procedura nei confronti della società russa per abuso di posizione dominante”.

PRONTI PER NORTH STREAM

Al Sole, l’amministratore delegato di Snam, Carlo Malacarne (nella foto), ha spiegato che “se Mosca e Gazprom decidessero, come emerso in più occasioni negli ultimi mesi, di stringere sul raddoppio del Nord Stream dopo l’abbandono di altri tracciati”, la società italiana sarebbe messa “bene” e avrebbe le rotte per connettersi “ad altri tracciati”.

LA STRATEGIA DI SNAM

L’Unione europea, spiegano a Formiche.net ambienti di Snam, “vede sicuramente di buon occhio il fatto che la nostra azienda abbia scelto di investire in un gasdotto che consentirà di diversificare le fonti di approvvigionamento del Vecchio continente”. Al momento Gazprom fornisce il 45% del gas italiano e il 35 di quello europeo. In altri termini, la società capitanata da Malacarne cerca di presidiare tutti i mercati possibili che possono essere vantaggiosi, senza intenti di contrapporti ad altre società, tipo la russa Gazprom. Ovvero: l’investimento in Tap non ha per Snam un significato politico.

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