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Parafrasando il barbuto Carlo Marx si può dire uno spettro s’aggira lungo il devastato Stivale sconquassato da alluvioni e sussulti xenofobi, per la pessima tutela dell’ambiente e lo scarso senso di civile convivenza con chi proviene, per impellente stato di necessità, da altri paesi.

Lo spettro che s’aggira lungo lo Stivale incolto non è più il comunismo, la fallita ideologia comunista, ma la sua sposa con la quale è stato convolato a nozze indissolubili: la religione, l’ideologia religiosa, che ambisce a imporre i suoi dogmi, su inizio e fine vita, e i suoi divieti, all’aborto, all’eutanasia, all’etereloga, a tutti, credenti e non credenti, tanto che dello Stato di diritto e della cultura laica si stanno perdendo le tracce.

La cultura laica putroppo è sempre alla ricerca di un Papa ai cui piedi inginocchiarisi: lo si vede bene con Papa Francesco che ripete i divieti di sempre: no all’aborto, all’eutanasia, all’eterologa, chiosa, con una punta di ironia, lo storico della filosofia, Carlo Augusto Viano, autore del fortunatissimo best seller del 2008, Laici in ginocchio.

Eppure, da Fausto Bertinotti a Marco Pannella a Eugenio Scalfari, è un coro di elogi, encomi, di peana a Papa Francesco e al suo nuovo umanesimo cristiano. Quale? Quello che dice che un bambino battezzato non è lo stesso che un bambino non battezzato? O quello che riconosce alle donne solo l’indispensabile contribuito che recano alla società, in particolare con la loro sensibilità e la loro intuizione dell’altro, il debole e il non protetto? O la funzione insostituibile in una famiglia? Ma nega loro il diritto all’aborto, alla libera sessualità e riproduzione, perchè stiano al loro posto di sempre, accanto, un po’ sotto, agli uomini, come Maria accoccolata – dice Viano divertito – ai piedi di Gesù nella casa di Lazzaro?

L’85enne storico della filosofia, allievo di Noberto Bobbio e Nicola Abbagnano, con sarcasmo nota: mi par di capire che la Provvidenza divina sia diventata un ottimo veicolo per cui Scalfari adesso può aspirare a fare non solo il portavoce del Papa, ma, al di là dei suoi sogni, a diventare Papa. Poi subito precisa, ognuno può leggere e vedere come vuole i messaggi del Papa, ma non si possono ignorare e non vedere i divieti all’aborto, all’eutanasia, all’etereloga, tutte cose che la gente non rifiuta, ma che vuole fare. Fa bene, il Papa, a imporli ai fedeli della Chiesa, ma non puo’ pretendere di imporli a tutti i cittadini: per essi c’è, o dovrebbe esserci, lo Stato di diritto .

A questa deriva clericale e religiosa, da cui rifugge il famoso oncologo Umberto Veronesi, allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato la prova della non esistenza di Dio, cosa si può opporre, quali argini costruire per non rischiare di finire in uno Stato teocratico?

Bisogna avere il coraggio di riaffermare il primato assoluto dello Stato di diritto, delle sue leggi che riguardano, debbono riguardare, non una parte ma l’insieme della collettività, dei cittadini, è la ferma risposta di Viano.

E, più in generale, riprendere il percorso virtuoso segnato da quella cultura laica di inizio secolo che snodatasi, dopo l’omicidio Matteotti, tra Antonio Gramsci e Piero Gobetti, Carlo Rosselli e il Partito d’Azione, può rigenerare l’altra sinistra indexche pur non avendo vinto, non è stata sconfitta dalla storia, nè è finita, ventincinque anni fa, sotto le macerie del Muro di Berlino.

Viano: la cultura laica sempre genuflessa a un Papa

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