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Dopo la crisi in Ucraina con il sostegno ai ribelli, Stati Uniti e Unione europea hanno deciso di imporre una serie di sanzioni economiche alla Russia. Limitazioni che sono aumentate con il passare del tempo e hanno contribuito ad inasprire i rapporti tra le parti. La Russia ha bloccato l’importazione di beni alimentari dall’Europa e gli Stati Uniti. Niente più carne, pesce, frutta o verdura dai Paesi che hanno imposto le sanzioni. Le tensioni hanno avuto un prezzo: un impatto di circa 4,5 miliardi per le aziende europee.

PERDITE PER L’ITALIA

Gli scambi commerciali tra Russia e Italia sono stati proficui nel 2013 con un bilancio di 1,3 miliardi di euro. Secondo un rapporto dell’Ufficio studi economici di Sace, ad agosto le previsioni di impatto economico erano tra 0,9 e 2,4 miliardi di euro. Ma la situazione sembra peggiorare. L’aumento delle sanzioni e le ritorsioni da parte del governo di Vladimir Putin continuano a deteriorare lo scenario e molto probabilmente tra il 2014 e il 2015 l’Italia perderà tra 1,8 e 3 miliardi di euro nelle esportazioni in Russia.

I SETTORI PIÙ COLPITI

Oltre al turismo russo, che tra il 2008 e il 2012 ha portato 1,3 miliardi di euro all’Italia, un altro settore molto colpito è quello della meccanica strumentale, con una perdita di vendite in Russia di 1,1 milioni di euro.

Le imprese russe che hanno investito in Italia faranno anche un passo indietro. Tra il 2005 e il 2011 l’arrivo di capitali dalla Russia si è quadruplicato; tra il 2005 e agosto del 2014 – prima delle sanzioni – si sono verificate 37 operazioni di M&A aventi come target società italiane per 2 miliardi di dollari. Tra le aziende coinvolte ci sono: Severstal, RusAI, Evraz, Lukoil, Renova e Gazprom.

LA LENTA RIPRESA

Nonostante il peggioramento negli scambi, i ricercatori di Sace prevedono una ripresa dei rapporti commerciali tra Unione europea e Russia nel 2015. Con il riconoscimento dell’autonomia delle regioni orientali da parte del nuovo Parlamento e il progressivo annullamento delle sanzioni, la contrazione potrebbe ridursi, fermando le perdite a 1,8 miliardi di euro. Se, in caso contrario, dopo le elezioni di ottobre in Ucraina la Russia invierà altre truppe al confine e aumenteranno le tensioni, le esportazioni precipiteranno al -13% nel 2014 e -17% nel 2015, con una perdita di 3 miliardi di euro.

INVERNO AL FREDDO?

Un altro tema da non trascurare è quello energetico. L’Unione europea dipende dal gas per soddisfare il consumo interno. Circa il 66% del fabbisogno è coperto dalle importazioni. Di questo gas, il 35% proviene dalla Russia. Nel 2010 una normativa europea ha cercato di cambiare il rapporto di dipendenza, ma solo 16 Paesi su 28 hanno effettivamente adottato le misure richieste. Il rapporto di Sace ricorda che in Italia le importazioni di gas pesano per il 90% del consumo interno e quasi un terzo è gas russo.

Cosa potrebbe accadere se la Russia decidesse di bloccare l’invio del gas, più precisamente quello del gasdotto di Tarvisio? La fornitura arriverebbe da altri Paesi del Nord Europa e Nord Africa. È improbabile un inverno al freddo, ma le bollette saranno decisamente più costose.

Ecco quanto perde l’Italia nella guerra commerciale alla Russia. Report Sace

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