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Pronti, via.

Il Jobs Act è pronto, anzi no: deve essere articolato e poi c’è da sentire pure il Nuovo Centrodestra (dove ci sono personalità del calibro di Maurizio Sacconi che masticano la materia con perizia).

Va be’, tanto lo sbandierato foglio Excel con il programma di governo predisposto (abbozzato pure alle Invasioni barbariche dalla poco barbarica Daria Bignardi) va solo integrato con un po’ di cifre; anzi no, contrordine: tocca consultare gli altri partiti, e nel frattempo esponenti renziani che maneggiano fisco ed economia come Filippo Taddei, Yoram Gutgeld e Marco Carrai ascoltano in queste ore i vertici di sindacati e associazioni.

Comunque sull’Italicum siamo già a buon punto, vero? Non proprio, se si leggono le cronache (che sulla legge elettorale danno il meglio, o il peggio, per dettaglismi asfissianti): tutti vogliono una ritoccatina ad hoc, ovviamente per migliorarlo…

Per fortuna ci sono i renziani con le idee chiare, che consigliano il premier in pectore di non impapocchiarsi. E’ il caso del finanziere italiano di base a Londra con il suo fondo Algebris, Davide Serra. Lui, domiciliato alla City, suggerisce di aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie (naturalmente per abbassare le imposte sul lavoro e sulle aziende). Magari ci si aspetterebbe che sul tema delle rendite finanziarie prima di dare consigli sul fisco italiano si avesse il domicilio fiscale in Italia.

Ma la coerenza, si sa, è appannaggio spesso solo dei cretini. Per questo la dirigenza del Pd (è consigliabile rivedere la riunione della direzione del Pd che ha votato la rottamazione del piddino Enrico Letta facendolo ruzzolare dalle scale di Palazzo Chigi) in pochi mesi è passata dal bersanismo filo grillesco all’istituzionalismo delle lettiane larghe intese, fino al trionfante renzismo, senza colpo ferire ma sempre sermoneggiando sulla bontà delle scelte, che contraddicono e stravolgono quelle di qualche mese o settimana precedente.

Ma il vitalismo renziano non può fossilizzarsi su queste pinzillacchere. Anche perché il nuovo verbo prevede di configurare realtà immaginarie fatte passare per reali. Un vitalismo magico, si direbbe. Leggere, per credere, le parole dell’ultra renziano Dario Nardella, che ovviamente e democraticamente Renzi ha designato come suo successore a Palazzo Vecchio. Che cosa ha detto Nardella al Corriere della Sera? “Non mi stupisce che proprio l’establishment italiano in questi giorni si sia espresso più o meno implicitamente contro questo passaggio. Considerano Renzi come un barbaro”.

Uhm: establishment anti Renzi? Vediamo. Proprio il Corriere della Sera ha sottolineato in un recente editoriale di Dario Di Vico il ruolo che la Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali e sindacali hanno avuto nel criticare la flemma del governo Letta, auspicando un cambio di passo: basta rileggersi le recenti dichiarazioni del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi e gli editoriali del Sole 24 Ore. Pure dalle confederazioni dei lavoratori e dei pensionati erano giunti inviti più o meno espliciti a cambiare verso, renzianamente: finanche dal felpato Raffaele Bonanni della Cisl. E Renzi è riuscito pure a trovare una sponda nella Fiom di Maurizio Landini.

Tralasciamo le opinioni e gli auspici di capitalisti e manager come il patron del gruppo Espresso Carlo De Benedetti e dei leopoldini convinti e pubblici. Ci sono simpatie e colleganze cripto politiche che vanno dal patron di Tod’s Diego Della Valle al numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel (elogiato esplicitamente da Renzi in un’intervista tempo fa al Corriere della Sera, quotidiano non proprio pilastro dell’establishment anti renziano…), dal “bazoliano” Romano Prodi a Luca Cordero di Montezemolo, da Mario Monti a Lorenzo Bini Smaghi. D’altronde la zanzarata di Giuseppe Cruciani e David Parenzo con il finto Nichi Vendola che parla con il vero Fabrizio Barca fa intravvedere un milieu editorial-finanziario-giornalistico che ovviamente tende alla rottamazione…

Si potrebbe continuare, ma ci fermiamo qua. Così si può riflettere ancora un po’ sulle parole di Nardella e apprezzare meglio le magie renziane in corso.

Mago Matteo

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