Il nuovo report dello EU Institute for Security Studies evidenzia la lentezza delle politiche europee nel de-risking delle catene di fornitura di materie prime critiche, fondamentali per la difesa, il settore medico e le transizioni digitali e ambientali. Investimenti finanziari, ricerca e cooperazione internazionale emergono come misure essenziali per rafforzare la sicurezza strategica del continente
materie prime critiche
Ue-Usa, Ttc sottotono? Ombre tra acciaio ed elezioni 2024
I funzionari europei sono a Washington per la quinta riunione del Consiglio commercio e tecnologia. Ma tra questioni irrisolte (vedi alla voce acciaio e alluminio) e gli appuntamenti elettorali che incombono su entrambe le sponde dell’Atlantico, ci si aspettano pochi risultati di rilievo. Ecco perché la convergenza rimane fondamentale
Transizione green-tech. Roma rinsalda l’asse con Parigi e Berlino
Il ministro Urso ha incontrato i colleghi Le Maire e Habeck per un trilaterale e per parlare con le industrie delle tre maggiori economie dell’Ue. Obiettivo: intensificare la collaborazione sui settori strategici come l’Intelligenza artificiale, così come già avviene per i materiali critici. Modalità: sburocratizzazione, sostegno a startup e Pmi, investimenti (comuni?) e fare sistema
Perché l’Occidente non può permettersi un flop del summit Ue-Usa
Von der Leyen e Michel incontrano Biden. Sul tavolo ci sono un club per acciaio e alluminio e un accordo sui materiali critici per far accedere gli europei ai sussidi dell’Inflation Reduction Act, con un contorno di allineamento contro la Cina. Ma le differenze e le resistenze di alcune cancellerie del Vecchio continente stanno ostacolando la creazione di un fronte comune
Ue-Usa, verso un accordo per tassare l’acciaio (cinese)
Bruxelles e Stati Uniti stanno pianificando nuove tariffe sull’acciaio per lasciarsi alle spalle gli screzi dell’era Trump. Mirando a pratiche non di mercato, sovrapproduzione e standard ambientali, la misura dovrebbe colpire Paesi come la Cina. È parte del mosaico che comprende temi come carbon tax e minerali critici, su cui si lavora per convergere
Batterie, sviluppo e meno Cina. La ricetta Usa in Zambia e Congo
Sono passati mesi dal memorandum trilaterale tra Kinshasa, Lusaka e Washington che mira a centralizzare la produzione di batterie in Africa come alternativa all’esportare i materiali grezzi in Cina. Ma il successo non è garantito, avverte Soulé (Carnegie Endownment), per ragioni che spaziano dalle decisioni dei Paesi del Sud globale alla mancanza del settore privato. Lezioni per il Piano Mattei
La Via delle materie prime. Boom degli investimenti cinesi sui materiali critici
Aumentano i soldi cinesi che scorrono lungo la Via della Seta, nonostante la netta riduzione di contratti per le infrastrutture. Il motivo è la forte spinta cinese sul settore minerario che, unito all’espansione della capacità nazionale di raffinazione, consolida lo strapotere del Dragone sulle filiere più essenziali
Materie prime, così si riduce lo strapotere cinese. La ricetta di Lombardo
Con le restrizioni sui metalli, Pechino è passata al contrattacco. Dovesse espanderle, le industrie occidentali sono a rischio. Ora serve guardare a come cambieranno le tecnologie, e dove si trovano i materiali, per contrastare la presa cinese sulle supply chain. E la soluzione, spiega Teo Lombardo (Liberi Oltre), passa dall’affiancare i Paesi terzi nello sviluppare la loro capacità di raffinazione
Patto tra Roma, Berlino e Parigi sui materiali critici. Tutti i dettagli
I ministri Habeck, Le Maire e Urso hanno promesso di espandere la cooperazione nei settori dell’estrazione, della raffinazione e del riciclaggio. Così le tre maggiori economie dell’Ue cercano di guidare gli sforzi del blocco per rafforzare le catene di approvvigionamento e ridurre il rischio cinese
Parola d’ordine reshoring. Così Berlino riapre le miniere
Si parte dai giacimenti di fluorite e litio per assicurarsi i materiali per le batterie per auto elettriche. E la spinta a riattivare estrazione e raffinazione è dettata da considerazioni strategiche, per non lasciare l’economia tedesca alla mercé della Cina. Anche al netto dell’amore tra Scholz e Xi