La Primavera araba sta volgendo in Primavera islamica. In Egitto sono i Fratelli musulmani insieme ai salafiti a vincere in tutte le tornate elettorali. In Tunisia si è affermato il partito islamista Ennahdha, il cui numero due Jebali è stato incaricato di formare il nuovo governo. In Marocco a rafforzarsi è il Pjd, principale forza di opposizione alla monarchia locale. In Algeria – la previsione è del Jerusalem Post – i partiti islamisti potrebbero raddoppiare i consensi alle prossime elezioni in primavera. E alle urne, nel mese di maggio, si recheranno anche i palestinesi e sarà interessante verificare se Hamas riuscirà a cavalcare a suo vantaggio l´onda islamista che sta montando nell´area e che potrebbe risultare decisiva nella transizione libica, così come in Yemen e Bahrain.
L´ombra dei Fratelli musulmani si allunga persino nella Siria del possibile post-Assad. Insomma, in pochi mesi agenda e protagonisti del grande Mediterraneo allargato potrebbero cambiare. E le mire di Turchia e Qatar, che si contendono l´influenza sul quadrante, sono destinate a non esaurirsi. Per la diplomazia italiana, tanto più dopo il fallimento dell´Unione per il Mediterraneo di Sarkozy – si tratta quindi di una sfida nuova e densa di opportunità, oltre che di rischi. L´emersione “in chiaro” e su larga scala di un islam politico è una novità rilevantissima. Il ministro Terzi è già stato al Cairo e il premier Monti in Libia. A marzo sarà a Roma l´emiro del Qatar. Cultura, economia, difesa e dialogo interreligioso: questi sono i tasselli per ricomporre il mosaico di un Mediterraneo che cambia profondamente.