Il Presidente Dilma Rousseff ha ancora problemi di masticazione a causa dello spostamento della mascella causato dalle torture subite sotto il regime militare in Brasile (1964-1985). Era il 1970, e l’attuale Capo di Stato aveva 22 anni, quando Dilma venne arrestata e imprigionata per tre anni a Rio de Janeiro, San Paolo e Belo Horizonte, dove a 16 anni aveva aderito alla guerriglia.
“L´interrogatorio iniziava, di solito con scosse elettriche, crescendo poi di intensità, e c´erano anche sessioni di ´pau de arara´ (sospensione da terra con mani e piedi legati), qualcosa che le persone non riescono a sopportare troppo a lungo”, ha scritto Rousseff in un racconto inedito pubblicato dai media.
Il periodo peggiore della prigionia fu quello trascorso a Belo Horizonte, ricorda, quando veniva accusata di aver favorito la fuga di un leader della guerriglia. Accusa smentita ancora ora. I suoi torturatori la picchiavano spesso e la minacciavano di sfigurarla: “La mia mandibola venne spostata. Questo mi causa ancora oggi dei problemi”, ma le ferite delle torture “sono una parte di me”.
Lo scorso maggio, Rousseff ha inaugurato una commissione per la verità con l’obiettivo di fare luce sui crimini commessi dall´ex leadership militare. Tuttavia, la commissione non dovrebbe rimettere in questione il provvedimento di amnistia approvato nel 1979. Stando alle stime ufficiali, circa 400 brasiliani vennero uccisi o scomparvero durante la dittatura, contro i 3.200 in Cile e i 30mila in Argentina.
r.m.