Ridimensionare la spesa del ministero della difesa, cancellando gli impegni sugli armamenti e sulle missioni. Questo quello che si chiede al ministro Di paola che in un´intervista al Corriere della sera non riesce a spiegarsi il “furore ideologico che c´è nell´aria” : “La sicurezza è un bene condiviso, la cui responsabilità è di tutti. Un Paese come l´Italia non può sottrarsi a questo dovere. Le forze armate possono essere più piccole ma non meno efficienti, altrimenti si fa prima a chiuderle”, ha affermato il ministro.
I caccia multiruolo F-35? Li ho già ridotti da 131 a 90. Ora, io dico: le forze armate si chiamano così perché dispongono di armamento per svolgere il proprio compito. E il nostro, come paese della Nato, è quello di essere corresponsabile delle risposte che la comunità internazionale dà alle crisi”: è quanto ha detto il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, in un´intervista al Corriere della Sera, in risposta a quanti dimostrano “furore ideologico contro le forze armate”.
E secondo Di Paola, “i nostri aerei vanno innovati e nel programma Jsf (Joint Strike Fighter, ndr), in cui siamo entrati nel 1997, abbiamo investito risorse significative”. “A Cameri c´è un polo di assemblaggio e manutenzione che non ha eguali se non negli Usa, dove i Jsf sono prodotti. Se oggi dovessimo chiudere tutto, butteremmo via enormi investimenti, metteremmo a rischio 10.000 posti di lavoro e ammazzeremmo il futuro tecnologico di Finmeccanica”, ha commentato il ministro.