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L’appello di Google & C. per non strozzare Internet

Il prossimo dicembre potrebbe decidersi il futuro di Internet. Il tanto atteso summit internazionale che si terrà a Dubai per aggiornare gli Accordi Internazionali in materia di Telecomunicazioni (Itrs), sta generando tensione, soprattutto per le misure di revisione regolamentare che l’agenzia Onu, Itu (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni) intende adattare a Internet. I 193 paesi membri si riuniranno quindi nella Conferenza Mondiale per decidere se modificare il quadro normativo mondiale delle telecomunicazioni, e quindi di Internet.
Il problema è che le attuali regole risalgono al 1988, anche se esse hanno favorito lo sviluppo globale dei servizi internazionali di Telecomunicazione. Poi però Internet è diventata un’infrastruttura molto critica a livello economico.
 
La società di consulenza Analysys Mason, che ha redatto un paper dal titolo “Internet global growth: lessons for the future”, avverte che adattare gli Itrs, che definiscono i principi generali per la fornitura e la gestione di telecomunicazioni internazionali, a Internet è “non solo inutile, ma potrebbe danneggiare la crescita della Rete nei paesi in via di sviluppo.”
Il paper, realizzato con il sostegno di Amazon, Cisco, Google, Intel e Microsoft e di altri operatori del settore, mette così in guardia da una possibile revisione regolamentare in sede Onu della struttura di Internet, attualmente basata su una serie di accordi tra enti pubblici e soggetti privati, la quale comporterebbe troppi rischi per l’espansione della rete. Gli Itrs sono stati redatti, infatti, quando le telecomunicazioni si basavano principalmente sui servizi voce. A ciò è necessario aggiungere che nel 1988 gli utenti della rete erano poche centinaia di migliaia, mentre oggi sono 1,8 miliardi, ed entro il 2020, potrebbero superare i 5 miliardi.
 
I rischi di una revisione alla regolamentazione della Rete
La necessità di rivedere il Trattato Internazionale si rende necessaria fermi restando però i principi fondamentali di Internet, il cui sviluppo repentino sembra è legato all’assenza di qualsiasi tipo di influenza da parte di Governi e corporazioni. Ad essere convinto di questo, e ad opporsi quindi a una revisione della struttura di Internet è anche Robert McDowell, Commissario dell’Authority Statunitense FCC (la nostra Agcom). Come riporta un documento redatto dall’associazione Ego, e pubblicato sul Wall Street Journal lo scorso 21 febbraio, il Commissario dichiara che “Internet è stato isolato dal controllo governativo ed è divenuto rapidamente la più grande storia di successo di deregolamentazione di tutti i tempi”. McDowell sostiene che “ribaltare i fondamenti del multi-stakeholder model porterà ad una balcanizzazione della rete, che nella peggiore delle ipotesi verrà soffocata. Un approccio top-down, centralizzato ed internazionale è antitetico all’architettura del Web, che è una rete globale che non necessita di alcuna frontiera. Nessun governo o organismo intergovernativo può prendere decisioni tecniche ed economiche in un tempo limitato come accade tra il popolo del web”. Trasferire il governo della rete alle Nazioni Unite significherebbe, dunque, controllare le condizioni di trasmissione delle comunicazioni elettroniche sulla Rete.
Il documento di Analysys Mason chiede di scongiurare tutto ciò. Innanzitutto “Internet e la rete-voce internazionale sono fondamentalmente diversi: le due reti differiscono sostanzialmente in termini di tecnologia, architettura e struttura del mercato”. Per questo non sembra possibile applicare le stesse regolamentazioni a entrambi i settori. Internet è disciplinata, secondo un modello multi-stakeholder, senza una regolamentazione globale, ma attraverso quello che nel paper viene definito come un ben accettato ed efficiente ´codice della strada´. “Ci sono prove significative che questo modello funziona – anche nelle regioni dei paesi in via di sviluppo come l´Africa, l´Asia e l´America Latina – e non ha bisogno di una radicale revisione regolamentare”, si legge sul documento.
 
I consigli di Analysys Mason per favorire la crescita di Internet
Ma veniamo al dunque. Secondo Analysys Mason, piuttosto che concentrarsi sull’imposizione di una regolamentazione economica internazionale, una maggiore attenzione andrebbe rivolta allo sviluppo ed alla modernizzazione delle infrastrutture digitali. Il Corriere delle Comunicazioni, che ha di recente affrontato la tematica, ha letto nel documento della società di consulenza, un inequivocabile monito scagliato contro l’Onu. Tale studio prevede infatti, che “la nuova versione dei trattati debba rinunciare a intromettersi nell’attuale assetto di governance di Internet. Una presa di posizione che in essenza combacia con quella blindata dagli Stati Uniti contro quelle controparti negoziali che chiedono di assegnare all’Itu più poteri e competenze”, scrive la rivista.
Per la società di analisi, il futuro della Rete non sembra dunque discendere dalla definizione di nuove regole, ma al contrario da una maggiore libertà. Tre le strade da seguire:
La rimozione degli ostacoli regolamentari “in modo da abbassare i costi degli investimenti”. A questo proposito occorre ad esempio “rivedere l’assegnazione delle frequenze per la banda larga mobile e limitare i requisiti e i costi per l’assegnazione delle licenze”. La seconda via è quella delle liberalizzazioni. “Come dimostrato in numerosi studi, – scrive l’agenzia di consulenza – politiche che incoraggiano la concorrenza a tutti i livelli della catena di valore sono un prerequisito per lo sviluppo della società dell’informazione e per l’attrazione di investimenti sostenibili”. A sostegno di ciò, un rapporto della Banca Mondiale, secondo il quale politiche pro-competitive potrebbero abbattere i costi incrementando i finanziamenti del 50%. Per finire si rende indispensabile predisporre nuovi ed efficaci stimoli alla domanda: “Molte misure possono essere intraprese per accrescere la richiesta di servizi”, tra gli altri “riducendo le tasse sui dispositivi come gli smartphone”.


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