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Telecom, Eni e Iri. Così parlò Bassanini

Franco Bassanini a largo raggio su privatizzazioni passate e pubblicizzazioni future. Il presidente della Cassa depositi e prestiti, partecipando a due convegni, ha parlato di tutti i dossier al vaglio della Cassa depositi e prestiti di cui è presidente.

La vendita e la liberalizzazione delle partecipazioni pubbliche in alcune aziende quali Eni, Enel, Finmeccanica, Ferrovie, Rai ed altre “vanno valutate bene e con attenzione anche se sicuramente è un punto su cui si può ottenere un contributo alla riduzione del debito pubblico e ad un aumento della trasparenza”.

E’ quanto ha dichiarato il presidente di Cassa depositi e prestiti Franco Bassinini intervenendo alla presentazione del Rapporto “Dalla protesta alla proposta” sulla trasparenza delle amministrazioni pubbliche presentato da Cittadinanzattiva e Fondazione Etica.

Una proposta questa contenuta nel rapporto e che viene quantificata in 10 miliardi di risparmi. “C’è molto da esplorare nelle dismissioni delle partecipazioni pubbliche ma questa opportunità va valutata molto bene – ha spiegato Bassanini – per esempio, le partecipazioni in Eni ed Enel sono strategiche per gli approvvigionamenti energetiche e non è detto che basti la golden share per salvaguardare questi settori. Inoltre, ha osservato Bassanini – una cosa sono le società quotate, soggette a regole, altra cosa sono le aziende municipalizzate con una forte potenza di intermediazione politica”.

Interventi per le imprese in crisi
“Ci sono eccellenti imprese italiane per cui si dovrebbe fare un operazione di salvataggio. Questo è un problema politico, si pone la questione di uno strumento adeguato”, ha aggiunto Bassanini, secondo cui “queste cose non le può fare la Cassa che usa il risparmio delle famiglie, risparmio di 25 milioni di italiani. Sono i risparmi della povera gente”.
La Cassa, ha proseguito Bassanini, “è uno strano animale; quando si dice che è la nuova Iri si dice una cavolata perché l’Iri aveva il capitale dello Stato, noi raccogliamo capitale privato con la garanzia dello Stato”. Il presidente della Cassa ha quindi ricordato che “Cdp non può fare investimenti a fondo perduto, ma solo investimenti che abbiano redditività. Il vantaggio è che può fare l’investitore di lungo termine”.
Quanto alla possibilità nel campo delle telecomunicazioni per la creazione di una newco con la nuova rete, Bassanini ha aggiunto che “l’Autorità è disponibile a costruire un modello regolatorio-tariffario che elimina il rischio nel tempo”.

Telecom
Una newco con con la rete Telecom che abbia “dentro Metroweb e i pezzi di rete delle municipalizzate”. Potrebbe essere questa la soluzione per realizzare gli investimenti in banda larga secondo il presidente di CdP. Intervenendo a un convegno organizzato dalla Fiom, Bassanini ha chiarito che “non penso che debba essere ripubblicizzata la rete nel senso classico del termine. Da parte dello Stato è possibile incentivare il raggiungimento di un accordo sulla rete Telecom attraverso lo scorporo che dia luogo a una società che garantisca eguaglianza di accesso agli operatori, metta in condizione il regolatore di fare una regolazione che incentivi gli investimenti. Cdp e altri coinvestitori, che forse troviamo, apportano i capitali, Metroweb finisce dentro assieme ai pezzi di rete delle municipalizzate che vengono acquisiti contribuendo ai bilanci degli enti locali”. Per inciso, Bassanini ha aggiunto che in questo quadro “non è importante che Telecom mantenga la maggioranza” della newco.

La privatizzazione della ex Sip
La privatizzazione di Telecom Italia “è stata un’operazione sbagliata. Peraltro, quando viene lanciato un’opa, nessuno, neanche il Governo, può mettersi di traverso”, ha aggiunto. Bassanini ha ricordato che ci furono per Telecom “tre operazioni di leveraged buy out che hanno caricato l’azienda di debiti e costretto a dismettere una serie di attività”. Bassanini ha ricordato che “la rete è per Telecom un asset fondamentale”.
Difficilmente Telecom Italia può alienare la sua rete ad un prezzo che incentivi l’acquirente perché è un sottostante fondamentale del suo debito. D’altronde Telecom non ha possibilità di accelerare gli investimenti nella modernizzazione della rete”. Parlando poi delle precedenti operazioni di leveraged buy out, Bassanini ha commentato che “occorrerebbero delle regole che difendono le aziende dalla finanza speculativa. Ricordo la telefonata di Colaninno nel giorno in cui i suoi soci gli annunciarono la vendita a Tronchetti Provera. Colaninno mi disse: “Caro Franco non sono mai stato più ricco e più incazzato di oggi. Colaninno aveva un piano industriale ma era assieme a dei finanzieri con l’unico scopo il capital gain”.


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