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L’Agenda di Monti e l’anima politica che non si vede (ma c’è)

Caro direttore,

ho letto su Formiche.net interventi appassionati e non privi di critiche a proposito della riflessione postata dal premier sul suo sito, www.agenda-monti.it. Se il dibattito non si ferma a Natale e se è centrato su un documento di 25 pagine scritto da più autorevoli professori, penso si possa concordare che abbiamo già fatto un enorme passo in avanti. La premessa in questi casi non è un fatto marginale o trascurabile.

Ciò detto, non voglio sfuggire alla intensa polemica delle idee che si è aperta sul sito (complimenti!). L’Agenda Monti corrisponde alle aspettative suscitate dall’ascesa in campo del premier?

Gustavo Piga nel suo articolato intervento segnala aspetti di merito importanti e credo valga la pena tenerne conto, anche perchè l’autore è un valente economista e un impegnato rappresentante della cosiddetta società civile.

Jack Sparrow lancia una provocazione “radicale” sottolineando un metodo antipolitico, o presunto tale, che – secondo la sua tesi – accomunerebbe Monti a Grillo e Berlusconi. L’iperbole mi pare sensata se finalizzata a evitare approcci “populism-chic” che alcuni esagitati tifosi del premier ogni tanto fanno emergere.

L’Agenda per un impegno comune ha titoli accattivanti e proposizioni ambiziosi. L’elemento di maggiore interesse sta certamente nel mettere al centro quella “economia sociale di mercato” che è lo specifico di una tradizione storica italiana ed europea.

È una chiave interpretativa del mondo che viviamo che la rivista Formiche ha più volte analizzato e tentato di rielaborare. Il riferimento al valore, politico ed economico, dei figli (e della familia) è senz’altro quello che giudico più apprezzabile e condivisibile.

Per il resto, le proposte sono dentro il filone culturale che ha accomunato pezzi trasversali e pregiati dei partiti (liberal del Pd ma anche dell’Udc con qualche individuale adesione nel centrodestra). Si tratta di un armamentario non nuovo in senso stretto ma forse per la prima volta sintetizzato in un documento che ha un significato politico notevole.

Un difetto però c’è e chi condivide l’Agenda ha il dovere di non tacerlo. Manca la cornice politica, la premessa. Rileggendo le Idee Ricostruttive di De Gasperi o il Codice di Camaldoli, due documenti che hanno segnato la storia della democrazia in Italia ben oltre il destino della Dc, si può scorgere una tensione morale altissima, una visione del futuro dentro la quale stavano tutte le singole proposte (unite quindi da un unico filo conduttore).

I tempi sono cambiati e l’influenza di uomini come il futuro Papa Montini o di politici come De Gasperi, Vanoni e Saraceno non è replicabile. L’Agenda è di per sé un documento laico.

All’estensore principale e ai suoi collaboratori credo però valga la pena di indirizzare un invito a sottolineare l’importanza e la necessità di definire il contesto culturale e valoriale che pure emerge da ogni singolo paragrafo. Non bisogna temere di esprimere la propria identità. Questa deve essere aperta e inclusiva, non un muro inacessibile. Però l’identità è irrinunciabile.

Allo stesso modo, andrebbe a mio avviso reso più esplicito il concetto di interesse nazionale e quella idea di imprese strategiche presente sia nel dl Golden Share che nel dl Ilva.

Il rapporto fra Stato ed economia può essere declinato in modo originale rispetto all’antinomia socialista-liberista. Cassa Depositi e Prestiti è un buon esempio e merita forse di essere esplicitato come modello politico e non solo come espediente tecnico.

Il rapporto con gli alleati americani e l’adesione alla Nato non sono un incidente storico: corrispondono a una scelta precisa che vogliamo rinnovare con convinzione. Questo ci porta a proporre l’aggiunta di un piccolo paragrafo mancante all’Agenda e riguardante la Difesa, settore strategico non solo rispetto alla tutela della sicurezza nazionale ma anche allo sviluppo economico e dei valori della pace e della libertà.

È un pezzo di industria, quella della difesa, che vive insieme un momento di crisi e di crescita. Il dibattito in Europa ferve e noi non possiamo essere spettatori ma protagonisti. Sapendo che la nostra posizione geografica ci offre la straordinaria opportunità di essere lo snodo ideale fra Atlantico e Mediterraneo.

Ancora una volta, è la tecnica che segue la politica. Monti ha svolto un lavoro incredibile. Ora, tutti gli altri protagonisti non debbono cullarsi dell’altrui impegno ma impegnarsi essi stessi – e noi prima di loro – per aggiungere alla riflessione dell’Agenda quell’anima politica che ora è sullo sfondo ma che dovrà rapidamente conquistare il primato.

Cordialmente,

Paolo Messa


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