La candidatura di Carlo Dell’Aringa nel listino del Pd è fino ad oggi il miglior colpo di Pier Luigi Bersani in campagna elettorale. Non perché il professore della Cattolica porti voti. E’ sicuramente vicino alle posizioni della Cisl, ma non tanto da spostare i consensi del sindacato cattolico che resta politicamente eterogeneo, con una netta prevalenza di preferenze per il centro.
Difficile che il professore faccia guadagnare al Pd i voti della sua università, se non quelli dei – non pochi – professori dell’Ateneo milanese che sono già schierati con la sinistra. Tra gli studenti prevale ancora il dna conservatore-cattolico, in particolare sui temi etici, e difficilmente cambieranno idea per la candidatura di Dell’Aringa, soprattutto se la prospettiva è – come sembra – quella di un’alleanza tra il Pd e il Sel di Nichi Vendola.
Dell’Aringa nel listino non è un vantaggio nemmeno sul piano dei contenuti. Le sue posizioni sul mercato del lavoro sono più simili a quelle del Pdl, visto che dalle pagine del Sole24ore ha più volte criticato la riforma Fornero per avere irrigidito la flessibilità in entrata.
Se diventerà ministro, ma anche da semplice parlamentare, il professore dovrà rinunciare a molte delle sue idee e a Bersani toccherà fare in qualche modo da mediatore. C’è poi da chiedersi cosa farà Dell’Aringa quando si tratterà di votare su temi etici. C’è chi ha detto che così il segretario del Pd ha fatto un dispetto alla Cgil e un piacere alla Cisl. E’ invece vero il contrario. I rapporti Bersani-Bonanni sono al minimo e lo “scippo” di Dell’Aringa li renderà ancora più tesi.
Il segretario Pd ha vinto sul fronte interno. Con la sua candidatura Bersani ha coperto le caselle dei riformisti che erano state lasciate vuote da Tiziano Treu e, soprattutto, da Pietro Ichino. Il disagio dei “destri” in un partito sempre più identificato con le posizioni di Stefano Fassina in economia e con una netta prevalenza di candidati Labour usciti dalle primarie, sarebbe potuto diventare una bomba ad orologeria. Dell’Aringa diventerà il biglietto da visita del Pd tra i moderati, acquisito da Bersani ad un costo minimo. Chi prevedeva reazioni furibonde della Cgil alla notizia della candidatura, è rimasto deluso.
Al sindacato che – a quanto si diceva – aveva posto il veto sul suo nome quando stava per diventare ministro nel governo di Mario Monti, un Dell’Aringa piazzato nelle liste del Pd sembra non dispiacere. Anche perché, come spesso accade, alla fine sono ministri “di destra” (dal punto di vista della Cgil) a fare politiche di sinistra. E viceversa.