Il salasso sui derivati è operativo. Undici Paese dell’Ue, tra cui l’Italia, hanno ottenuto il via libera degli altri Stati membri, durante il Consiglio Ecofin oggi a Bruxelles, per procedere con una “cooperazione rafforzata” all’instaurazione di una tassa sulle transazioni finanziarie (Ftt), detta anche “Tobin tax”. La Commissione europea e l’Europarlamento avevano già accettato il principio della “cooperazione rafforzata” in questo campo rispettivamente nell’ottobre e nel novembre scorso.
La Commissione presenterà ora una nuova proposta, ricalcata su quella che aveva già fatto per tutti i Ventisette nel settembre 2011, ma che non aveva raccolto l’unanimità necessaria in Consiglio Ue, adattandola ai soli 11 Paesi partecipanti (Belgio, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Austria, Portogallo, Slovenia e Slovacchia), che comunque rappresentano circa i 2/3 del Pil complessivo dell’Ue e il 90% dell’Eurozona.
L’esecutivo Ue dovrà rivedere anche le stime sul gettito della tassa, che a 27 Paesi aveva previsto in circa 57 miliardi di euro all’anno. Le decisioni sulle proposte della Commissione dovranno d’ora in poi essere prese all’unanimità dagli 11 partecipanti, senza che gli altri Stati membri possano frenarle o bloccarle.
La proposta iniziale della Commissione, rispetto alla quale il commissario competente, Algediras Semeta, ha detto che “ci saranno solo modifiche minori e non ci sono da attendersi sorprese”, prevedeva di applicare l’imposizione su tutte le transazioni fra istituzioni finanziarie (banche, borse, fondi d’investimenti, assicurazioni, “hedge fund”), con un tasso dello 0,1% su scambi si azioni e obbligazioni e dello 0,01% sui prodotti derivati. La tassa, inoltre, verrà applicata non in base al luogo in cui avviene la transazione, ma a qualunque transazione in cui almeno uno dei contraenti è basato in uno degli undici Paesi partecipanti.